lunedì 9 luglio 2012

RI - CONOSCERE I MILLE VOLTI DEI DISTURBI ALIMENTARI



RI -  CONOSCERE I MILLE VOLTI DEI DISTURBI ALIMENTARI

Il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM IV, Diagnostical and statistical manual mental disorders), classifica  i disturbi del Comportamento Alimentare in  Anoressia nervosa, Bulimia nervosa, Binge Eating disorder o Disturbo da Alimentazione Incontrollata, definendoli come “..Grossolane alterazioni del comportamento alimentare..” caratterizzati nel loro insieme da patologica paura di ingrassare, valutazione di sé quasi esclusivamente in termini di forma e di peso corporei, presenza/ assenza di condotte compensatorie (lassativi, vomito, attività fisica coatta, digiuno), alterazione dello schema corporeo (ci si vede sempre troppo grassi), utilizzo del cibo come strumento di comunicazione ed espressione di emozioni. Spesso il cibo è usato per comunicare o “incanalare” emozioni e vissuti che non vengono espresse in maniera più funzionale, es. “Quando mi sento triste non riesco a smettere di mangiare”, “Quando sono sola in casa  avverto sempre una fame nervosa”, etc. Nella pratica clinica, mi sono imbattuta sempre più frequentemente oramai in una serie di “sindromi” per le quali non è tuttora disponibile una riconosciuta Classificazione Internazionale, inerente il rapporto con il cibo e la forma fisica. Queste sindromi sembrano essere molto diffuse nel mondo sportivo e tra i fanatici della forma fisica: l'Ortoressia (dal greco orthos -corretto- e orexis -appetito-),  una forma di attenzione abnorme alle regole alimentari, alla scelta del cibo e alle sue caratteristiche,  della quale Steve Bratman, medico ed anche egli ortoressico, parlò per la prima volta nel 1997, riconoscendo la natura “ossessiva” del comportamento; e la Vigoressia,  ovvero una ossessiva attenzione per la propria forma fisica e lo sviluppo muscolare.  Le manifestazioni comportamentali dell’ortoressia consistono in una eccessiva e meticolosa selezione alimentare, scelta di cibi salutari, privi di additivi, pesticidi, la ricerca dettagliata di informazioni circa il cibo da assumere (controllo di principi nutritivi, produzione, lavorazione, conservazione, contenuto calorico), pianificazione alimentare giornaliera, comportamento alimentate rituale e coatto (si consumano i pasti in solitudine, cercando di assorbirne i principi  benefici, si mastica un determinato numero di volte, si spezzetta il cibo). Spesso questo desiderio maniacale  di salute si estende ad altri ambiti come ad esempio l’attività fisica, i trattamenti estetici, l’interesse per il materiale e i prodotti biologici, ed in taluni casi può diventare un comportamento così problematico da condurre all’isolamento sociale per la difficoltà a condividere talune  abitudini con gli altri. Si evitano cene, feste, uscite, si cerca inizialmente di imporre agli altri lo stesso regime alimentare che ben presto diviene insostenibile. L’ortoressico inoltre può sviluppare un vero e proprio atteggiamento fobico - ossessivo che esprime con la paura della contaminazione, sino a casi più estremi in cui vengono messe in atto condotte di eliminazione/ purificazione. Nella Vigoressia o anoressia inversa invece il soggetto è impegnato in una estenuante ricerca della perfezione fisica e muscolare. Il comportamento vigoressico implica una attenzione costante al controllo delle dimensioni dei vari gruppi muscolari (peso corporeo, BMI, misurazione in cm della massa muscolare), il trascorrere numerose ore in sessioni di allenamento, nella programmazione dei workout e dell’alimentazione (scelta di diete iperproteiche, uso di integratori e, nei casi più estremi, di anabolizzanti). Anche in questo caso, il rischio è l’isolamento sociale conseguente all’impossibilità di condividere tali pratiche con gli altri. Il vigoressico inoltre, allo stesso modo dell’anoressico, ha difficoltà a mostrarsi “fuori forma”, e  presenta una forma di Dimorfismo corporeo, in cui l’Immagine di Sé appare distorta ed alterata. Associazioni come  la British Dietetic Association , l’Istituto di medicina dello sport FMSI di Torino e la Sipsies (Società internazionale psichiatria integrativa e salutogenesi) lanciano l’allarme su queste nuove sindromi alimentari che sembrano interessare la popolazione generale, con picchi tra gli over 30. A trarre in inganno è l’apparenza benefica di tali pratiche, centrate sul salutismo, che celano in realtà una sorta di “integralismo alimentare”, una struttura ossessiva, una distorsione dell’Immagine di Corporea che rendono sempre più tenue il confine tra sano e patologico. Nonostante le manifestazioni fenotipiche siano diverse, un unico filo accomuna l’anoressico, il bulimico, il vigoressico, l ortoressico,  ossia la modalità ossessiva di controllo del corpo e dell’alimentazione e il dismorfismo  corporeo. Inoltre queste sindromi condividono con i disturbi alimentari,attualmente classificati e riconosciuti, oltre che alterazioni del comportamento alimentare, comportamenti caratterizzati da scarsa consapevolezza del disordine, scarsa richiesta di aiuto, importanti complicazioni cliniche, sia psicologiche che mediche e scarsa idea di “malattia”.                                                                                                                                                              
Il fenomeno dell'anoressia e dei disturbi alimentari in generale, entra in palestra con sempre maggior frequenza. I trainer sono spesso i primi testimoni di questo fenomeno dilagante, osservatori di  ragazzi e ragazze, talvolta anche adulti spesso   impegnati  in eccessive e “ossessive” sessioni  di allenamento. Il fatto che, nel corso degli ultimi trent’anni, si siano affermati ideali fisici di magrezza sempre maggiori, aumento delle diete, assieme a un aumento dell’incidenza di disturbi dell’alimentazione, non prova che quest’ultimo fenomeno sia la conseguenza di  questi fattori. I disturbi alimentari continuano a essere tuttavia  in continuo aumento tra gli atleti, in particolare quelli coinvolti in attività sportive che pongono l'accento sull'importanza della magrezza come presupposto di una maggiore competitività.  È comunque importante ricordare (Kirkland, 1986 ), che in discipline sportive, come ad esempio la danza, la combinazione di ambiente competitivo e requisito di magrezza comporti l’aumento della probabilità che i soggetti soffrano di disturbi dell’alimentazione.  Attualmente non vi sono dati certi  ne definitivi in grado di stabilire se alcuni sport siano  a  “più alto” rischio per lo sviluppo di DCA o se individui con determinate strutture di personalità tendano a scegliere sport in cui siano  enfatizzate la magrezza, la perfezione e la disciplina ferrea, che conducono alla slatentizzazione del  disturbo. Alla luce di questo nuovo e dilagante fenomeno cosa possono fare i trainer e i preparatori atletici? La diagnosi ed il trattamento dei disturbi del comportamento alimentare è competenza di figure specializzate come psicologi e psichiatri che hanno maturato in questo ambito le necessarie competenze, ma tutte le figure professionali possono contribuire alla prevenzione della diffusione del fenomeno attraverso l’informazione.  I trainer possono ad esempio Scoraggiare tali comportamenti  con discrezione e professionalità, Assegnando workout più adeguati, Spiegando il concetto di Overtraining , Prevenire Comportamenti a rischio Promuovendo  una Cultura dello Sport intesa come  Benessere e Salute, Non favorendo Stereotipi di magrezza, bellezza, assoluta perfezione e Promuovendo delle corrette abitudini alimentari.
A cura di Dott.ssa Agata Evelina Carriero – PSICOLOGO CLINICO

Relatore Convegno  Facoltà di Medicina dell'Università di Bari
“I disturbi del comportamento alimentare: cosa, come, perché"  Bari Pala Balestrazzi,  via Turati,21 dicembre 2011

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