mercoledì 3 luglio 2013

WORKSHOP DI APPROFONDIMENTO: L'ALUNNO IPERATTIVO E DISATTENTO IN CLASSE. STRATEGIE DI GESTIONE




Il Workshop è rivolto a Docenti e Educatori che spesso si trovano a dover far fronte alle differenti esigenze dei singoli alunni.
La numerosità del gruppo classe e l'eterogeneità hanno portato alla recente Direttiva Ministeriale “Strumenti d’intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica”, fornendo  indicacazioni in una ottica inclusiva, volte a consentire a tutti gli alunni, qualsiasi siano le loro difficoltà,  il pieno accesso all’apprendimento. 
Ma quali Strumenti e quali Strategie, adottare nella pratica? 
Come e cosa può fare il Docente nei casi di bambini con Disturbi della Condotta, Disattenzione e Iperattività? 
Come distinguere un Bambino Iperattivo da uno "vivace"?
Questi e molti altri i dubbi e le Tematiche affrontate nel Workshop

Sedi e Date:

Sabato 12 Ottobre 2013 dalle 15,00 alle 19,00 
 Locorotondo -Via Manzoni 9 

Venerdì 04 Ottobre 2013 dalle 16,00 alle 20,00
 Ceglie Messapica  - (Sede da Confermare)

Costo: 
Euro 30,00. 
Al termine sarà rilasciato Attestato finale


Segreteria Organizzativa: 
Studio Psicologico e Pedagogico "San Pio" D.rssa A.E. Carriero
con la collaborazione di CSS - Centro Servizi Sanitari - Locorotondo

Info e Iscrizioni entro il 13 Settembre 2013:
tel. 3381548896 - 0804315353
email: studiosanpio@alice.it
web: dottoressaevelinacarriero.blogspot.com

venerdì 7 giugno 2013

MANGIARE SENZA FRENI: Storia di un Disturbo molto frequente e poco conosciuto

In molti si riconosceranno in questa immagine ...

L'Alimentazione Incontrollata, ossia "mangiare in un definito periodo di tempo una quantità di cibo chiaramente più abbondante di quello che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso tempo, unita alla sensazione di perdere il controllo nel mangiare.."  costituisce quella sindrome che clinicamente è riconosciuta come Disturbo da alimentazione incontrollata (BED) o Binge Eating Disorders. 
Seppur clinicamente differente,  il BED è correlato con condizioni di Obesità e Sovrappeso, anche adolescenziale e infantile.
sintomi consistono in :
- mangiare molto più rapidamente del normale
- mangiare sino a sentirsi spiacevolmente pieni
- mangiare grandi quantitativi di cibo anche se non ci si sente fisicamente affamati
- mangiare da soli a causa dell’imbarazzo per quanto si sta mangiando
- sentirsi disgustati verso se stessi, depressi o molto in colpa dopo le abbuffate 
Questo modo di alimentarsi è frequente, da diversi giorni a settimana a più volte al giorno. 
Il tipo di Alimentazione e la scelta dei cibi è caotica e più frequente in situazioni in cui si provano emozioni,  spiacevoli, negative o neutre, ma non solo, come ad esempio: Tristezza, Depressione, Solitudine, Tensione, Ansia, Preoccupazione, ma anche Noia.



    Gran parte delle attività quotidiane che un tempo procuravano gratificazione e piacere, sono ridotte o cessate, e tutto ruota attorno al cibo.     



   Il Bed è diverso dallo "spilucchiare continuamente",  modalità, anche questa, che può celare di per sé anomalie, nel comportamento alimentare, che vanno riconosciute, comprese e corrette dal soggetto.


L'alimentazione è, appunto, continua, i pasti non seguono la classica programmazione, spesso è successiva al fallimento ripetuto di  precedenti diete, l' attività del mangiare fornisce una temporanea sensazione di sollievo,di tutte quelle emozioni che non si riescono a tollerare e che vengono, così, disfunzionalmente soffocate. In tal senso ogni evento può esser in grado di scatenare il comportamento alimentare incontrollato: una giornata lavorativa molto stressante, una delusione sentimentale o professionale  un problema o una preoccupazione familiare, un atteggiamento negativo verso se stessi o una percezione di inadeguatezza personale e/o sociale, ecc.
Le conseguenze interessano la Salute sia sul piano Fisico, che sul piano Psicologico, attivando una sorta di circolo vizioso dal quale diventa sempre più difficile uscire, proprio per la pervasività del comportamento.


Fa poi tanto male essere … cicciottelli ?


  

Più è alto il nostro BMI ossia l' Indice di Massa Corporea, maggiore è il rischio di sviluppare Patologie a carico del Sistema cardiovascolare, muscolo-scheletrico, endocrinologico, respiratorio, ecc. con tutte le ripercussioni sul piano sociale, emotivo, relazionale. 


Sul piano psicologico, le sensazioni  comprendono: vergogna per il proprio comportamento, imbarazzo per la propria immagine, sentimento di colpa, fallimento, incapacità, che si rinforzano ogni volta che si ricade.
Per chi vive vicino ad una persona che soffre di BED è difficile comprendere la reale difficoltà e il senso di frustrazione che il soggetto vive. Non sono sufficienti  estemporanee parole di incitamento, il BED è un articolato Disturbo della Condotta Alimentare, e come tale va trattato. E' necessario chiarire e riconoscere quei meccanismi che sono alla base di una Condotta alimentare disfunzionale, circuiti che, se innescati, sono difficili da spezzare e sostituire con atteggiamenti funzionali e sani. Il cibo non deve costituire pertanto, un Sedativo, un rifugio o una evasione da situazioni e Emozioni, che è possibile imparare ad affrontare ed esprimere.


mercoledì 29 maggio 2013

"I'AM A SEX ADDICT": LA NUOVA DIPENDENZA DA SESSO VIRTUALE


“Trascorre ore e ore davanti al computer, rapito prima dai siti pornografici, poi dalle chat e dalle relazioni con donne sconosciute. La moglie lo scopre e intenta una causa per separazione. Il tribunale di ********** nei prossimi giorni dovrà decidere su un tradimento prima virtuale, poi forse consumato. Tutto inizia quando l’uomo, un quarantenne, comincia a  trascorrere sempre più tempo davanti al computer e avvia una relazione virtuale con un'altra donna. La moglie lo scopre per caso, una notte. “sembra un tossicodipendente” scrive la donna ai giudici.”  (estratto)


Uno stralcio di cronaca, riportato dalle pagine di un noto quotidiano nazionale che farà sorridere i più, e molto meno chi ha esperito sulla propria pelle l’ambivalenza di un rapporto virtuale, che costituisce oggi una realtà molto frequente, spesso taciuta, consumata tra le mura domestiche, mai confessata per pudore, per ragioni morali o perché se ne è sottovalutata la portata. 
Oggi più di ieri, si è scritto molto sull’argomento, al fine di riconoscere e spiegare le dinamiche psicologiche, relazionali, neurofisiologiche, in gioco. 
Persino la giurisprudenza, in principio, se ne è occupata marginalmente.
Donne e uomini “vittime” di queste relazioni virtuali escono allo scoperto con le proprie storie di cybertraditi e cybertraditori.
In questo Post vi parlerò di Cyber sexual addiction, o dipendenza da sesso virtuale, ossia un comportamento che può assumere connotazioni patologiche, per via delle modalità pervasive, con cui si sviluppa.

                                                                       

Quali e cosa sono le “nuove dipendenze” o New Addiction?

L’ingresso nell’era della tecnologia e di Internet ha fatto nascere nuove patologie, “technological addiction” ,che condividono con le dipendenze da sostanze alcune caratteristiche essenziali (dominanza, alterazioni del tono dell’umore, tolleranza, astinenza, conflitto e ricaduta); tali patologie furono inserite nella categoria delle “nuove dipendenze”, quelle cioè, il cui oggetto non è una sostanza chimica, ma un comportamento o un’attività lecita e socialmente accettata (pensiamo al gioco d'azzardo, recentemente definito Ludopatia, ma anche a dipendenza da uso di cellulare, shopping, chat, Videogames, ecc..) 
Tra tutte le nuove tecnologie, Internet è quella che ha le caratteristiche piú adatte a far sviluppare una dipendenza, sotto forma di compulsione caratterizzata da un abuso.

La prima casistica di dipendenza da computer era emersa già negli anni settanta e ottanta connesse all’uso-abuso del PC e non di Internet, dato che questo ancora non esisteva.
I dipendenti da Internet passano davanti al computer molte più ore di quelle che intendevano all’inizio. Tentano in tutti i modi di nascondere la loro abitudine, allo scopo di mantenerla. Progressivamente perdono, sempre di più, il controllo sull’uso di Internet e sulla loro vita in generale.
Il cybersesso è inteso come attività sessuale messa in atto attraverso l’uso di tecnologia digitale, in tempo reale o no. Lo strumento usato principalmente è Internet, attraverso il quale è possibile scambiarsi video, file audio, storie, foto, o vedersi e sentirsi in tempo reale. 
La fruizione può essere solitaria, ossia visione di materiale erotico, sia mediante canale visivo (immagini, video), sia narrativo (lettura), e/o interattiva con la partecipazione di due o più utenti (chat, webcam).
In letteratura, studi condotti, hanno mostrato differenze legate al genere, una preferenza per la modalità solitaria per gli uomini, ed una più interattiva per le donne.



Quail sono le caratteristiche e le manifestazioni della Cyber Sexual Addiction?

· pensiero frequentemente occupato dal sesso online;
· agitazione o irritabilità quando si cerca di fermare o controllare la pratica del sesso online;
· utilizzare il sesso su internet come un modo per fuggire o alleviare problemi o sentimenti disforici come disperazione, senso di colpa, ansia o depressione;
· mettere in atto il sesso su Internet giorno dopo giorno alla ricerca di un’esperienza sessuale più intensa o rischiosa;
• mentire ai familiari, ai terapeuti o ad altre persone per favorire il coinvolgimento nel sesso online;
• commettere atti sessuali online illegali (ad es. pedo-pornografia);
• conseguenze negative riguardanti le proprie relazioni primarie, il lavoro, lo studio, le finanze;
· negare l’evidenza della dipendenza nonostante le conseguenze negative;
· esordio ed evoluzione notevolmente rapidi.
Possono essere presenti: Depressione, Disforia, Pensiero Ossessivo. Spesso molte relazioni di coppia vengono intaccate sia dalla problematica, ma essere, al contempo stesso, luogo in cui il comportamento patologico si slatentizza.
I Trattamenti non sono semplici e comprendono tra i vari approcci, modificazioni dal punto di vista comportamentale e cognitivo, che tengono conto del profilo di personalità del soggetto.
Lo scopo non è demonizzare la rete, anzi, ma sicuramente  la semplicità di fruizione, la “generosità” del web, unita a fattori contingenti, possono favorire l’emergere di aspetti patologici della propria personalità.







Se vuoi, prova a rispondere  ad alcune domande



1. Ti senti preoccupato con Internet (se pensi alle attività on line precedente o anticipare la prossima sessione on-line)?

2. Si sente la necessità di utilizzare Internet con quantità crescenti di tempo per raggiungere la soddisfazione?

3. Avete fatto ripetutamente infruttuosi tentativi di controllare, ridurre o interrompere l'uso di Internet?

4. Ti senti inquieto, lunatico, depresso o irritabile quando tenti di ridurre o interrompere l'uso di Internet?

5. Vuoi rimanere on-line più a lungo del previsto?

6. Hai messo a repentaglio o rischiato la perdita del rapporto significativo, lavoro, studio o di carriera possibilità a causa di Internet?

7. Hai mentito ai familiari, al terapeuta, o ad altri per occultare l'entità del coinvolgimento con internet?

8. Usi Internet come un modo per sfuggire dai problemi o per alleviare un umore disforico (per esempio, sentimenti di impotenza, senso di colpa, ansia, depressione)?

Altri sintomi includono:

1. Elevato senso di euforia mentre coinvolti in attività di computer e Internet

2. Non cercare di controllare il comportamento

3. Essere disonesti con gli altri(Mentire frequentemente al partner, figli, amici, ecc)

4. Senso di colpa, vergogna, ansiosi o depressi a causa del comportamento online

5. Il Ritiro da altre attività piacevoli

SE HAI RISPOSTO SI AD ALMENO 5 DOMANDE, è POSSIBILE VALUTARE L'IPOTESI DI UN APPROFONDIMENTO.







lunedì 13 maggio 2013

TRANSESSUALISMO E OMOSESSUALITA': QUALI DIFFERENZE?


Tra i Temi tuttora molto controversi e dibattuti, grande spazio è rivestito dalle questioni inerenti la Sessualità e l'Orientamento sessuale. 

Questa sorta di incertezza, ahimè, è a volte anche presente all'interno del nostro mondo di clinici. 
Come Sessuologo clinico e Psicoterapeuta che ha prestato servizio presso DH per i Disturbi dell'Identità di Genere, seguendo il protocollo Onig,  posso asserire che esiste una reale confusione di significati e elementi caratterizzanti e differenzianti l'Omosessualità e il Transessualismo.
Inizialmente, è bene operare una primaria distinzione tra Sesso e Genere.


Il Sesso è stato usato nel campo della Biologia e della Medicina per indicare individui maschi o femmine.
Il Genere viene utilizzato per descrivere il genere in cui una persona si identifica (cioè, se si percepisce uomo, donna, o diverso da queste due polarità) ed assume connotazioni sociali o culturali che lo caratterizzano.

All'interno di queste distinzioni avremo:

  • l'Orientamento sessuale
  •  l'Identità di genere
  •  il Ruolo di genere 

Alla luce delle attuali, sino ad ora, classificazioni internazionali riconosciute, capiremo a seguito le differenze.
La prima ripartizione tra Eterosessuale, Omosessuale, Bisessuale riguarda le  preferenze legate al sesso del partner sul quale viene indirizzato il desiderio sessuale, ossia l'orientamento sessuale, che consiste  nell'attrazione erotica,  per soggetti  di sesso opposto, dello stesso sesso, o entrambi.
Mentre l'Omosessualità non è più presente, da alcune edizioni, nel DSM IV, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, non configurandosi quindi come patologia, diversa è  invece la situazione per l'Identità di Genere. 
L'identità di genere designa  il sentimento e il vissuto di appartenenza ad un determinato genere sessuale, non solo sul piano fisico, ma anche psicologico e sociale.
Infine, il Ruolo di genere che designa l'insieme di comportamenti che la società ritiene adeguati ad un determinato sesso.
Nel disturbo dell'identità di genere (DIG) conosciuto anche come Disforia di Genere,  l'identificazione e il senso di appartenenza sono rivolte al sesso opposto a quello di appartenenza biologica, es. un maschio (sesso biologico)  "sente di appartenere " al sesso femminile. 
Affinchè si possa parlare di Disforia di genere, è necessario che ci sia "una persistente ed intensa identificazione con il sesso opposto", un malessere riguardo alla propria assegnazione sessuale biologica ed una sensazione di estraneità rispetto al proprio corpo. 
Professionalmente sono solita parlare di Variabilità di genere e di disagio che i soggetti provano riguardo al loro fenotipo.
Il disagio è espresso oltre che psicologicamente, anche nei confronti del proprio corpo. 
Il soggetto con DIG si autopercepisce intimamente e psicologicamente come un individuo del genere opposto e sente l’urgenza di essere riconosciuto dagli altri come tale.
A volte, segnali di identificazione precoce con il sesso opposto, possono essere presenti già in età evolutiva. 
Bambini che rifiutano di utilizzare la toilette secondo le convenzioni legate al sesso o che mostrano interesse anche persistente per attività ludiche e/o giochi di ruolo con identificazioni con il sesso opposto, utilizzando nomi e appellativi o abbigliamento, potrebbero rappresentare casi di disforia di genere primaria. 
Attualmente, però, non vi sono dati certi circa l'evoluzione di questi segnali durante la fase adolescenziale, ossia se questi soggetti manifesteranno successivamente una disforia oppure no. 
Un numero esiguo di casi, tuttavia, diventerà trans o travestito. Gli altri, perlopiù, si distribuiranno tra eterosessuali e omosessuali.
Alcuni comportamenti, come indossare abiti del sesso opposto, possono osservarsi prima dei 2 anni.  Quindi l’età di esordio è spesso precoce; nei maschi il 75% dei casi ha cominciato a travestirsi prima dei 4 anni, tuttavia, il disturbo raramente si presenta nelle strutture di Salute Mentale prima che il bambino raggiunga la pubertà. L’esposizione dei conflitti sociali spesso causa repressione dei comportamenti durante la tarda fanciullezza.
La ricerca della manifestazione del Disturbo dell’Identità di Genere nella fanciullezza non ha mostrato relazioni con comportamenti omosessuali o transessuali nell’età adulta.
Ma chi è dunque il Transessuale? E il Transgender? E le Drag queen/king, chi sono?
In gergo clinico, si è soliti considerare Transessuale, il soggetto con DIG, che ha eseguito la riassegnazioni chirurgica del sesso, mentre Transgender, coloro che non hanno effettuato la riassegnazione.
Queste condizioni, inoltre, vanno separate dal Travestitismo. 
Una condizione a parte è rappresentata, invece, dal Feticismo da Travestitismo. Quest'ultimo è una condizione patologica, stando al DSM IV, che rientrerebbe tra le Parafilie, in cui il soggetto utilizzerebbe come unica, sola, pervasiva, modalità di eccitazione sessuale, il travestimento, con ripercussioni anche sul piano relazionale.
La situazione attuale non è semplice. Il mondo scientifico, giuridico, è chiamato in causa per dare risposte a questioni che, ad oggi, sono aperte e molto discusse. Possiamo parlare di terzo sesso? Nella prossima edizione del DSM, il Disturbo di genere, sarà eliminato? E il Diritto di esprimere la propria identità? La nostra società è pronta ad affrontare un cambiamento in tal senso?
La Comunità scientifica dovrà tenere conto, in ogni modo, di questi cambiamenti. 
Da un punto di vista professionale, mi sembra doveroso ricordare che non esistono le cosiddette Terapie "riparative/riconversive", di cui si sente spesso parlare.
Spesso, il soggetto prova una grande paura, vergogna ed un intenso disagio per la propria condizione e per la difficoltà di accettazione da parte degli altri. Il timore principale consiste nella paura del giudizio, di essere considerati malati, pazzi, diversi, di essere oggetto di scherno, ridicolizzati, evitati, discriminati, di essere rifiutati dalle proprie famiglie. Tutto questo aggiunge ulteriore disagio ad una condizione di sofferenza. Molti infatti, tentano la strada della Terapia che possa "curare" l'omosessualità o la disforia di genere, in realtà solo per sottrarsi a una serie di conseguenze sul piano sociale, relazionale, professionale, ecc.
In tal senso sarebbe utile promuovere una Cultura del rispetto, dell'accettazione, della comunicazione prosociale, attraverso l'Informazione e la Sensibilizzazione, atta ad evitare episodi di violenza, di Omofobia che vedono sempre più coinvolti giovani adolescenti. 

a cura di Dr.ssa Agata Evelina Carriero -
 Psicoterapeuta - Sessuologo












giovedì 9 maggio 2013

IL NEUROFEEDBACK PER I DEFICIT DI ATTENZIONE E ADHD - Studio "San Pio" è Centro Neurofeedback/Biofeedback


Il Neurofeedback è una Tecnica indolore, utilizzata nel Trattamento di diversi Disturbi e Deficit, molto nota in America ed Europa, ma meno conosciuta in Italia. Il Neurofeedback  costituisce una delle tecniche che rientrano nel trattamento con il Biofeedback. 

Il Neurofeedback consiste nell'elaborazione delle informazioni provenienti, in questo caso dalle onde elettroencefalografiche, ossia cerebrali, rilevate da appositi sensori, da un apparecchio a sua volta collegato al Computer, il tutto comunicato da un feedback. Attraverso questa Tecnica il Cervello utilizza le proprie risorse per riorganizzare, ripristinare, migliorare funzioni carenti o deficitarie.



Questo è possibile grazie alla neuroplasticità: ossia quella capacità che il nostro Cervello ha, di cambiare e riorganizzarsi attraverso l’esperienza.
Ma quali sono gli impieghi del Neurofeedback? Il Neurofeedback è adottato nel trattamento di diverse patologie, oltre che in programmi di addestramento per migliorare la performance. Nel campo Clinico e riabilitativo il metodo Neurofeedback è utilizzato soprattutto per trattare soggetti con Disturbi da Deficit attentivo, Iperattività (ADHD) e - o Disturbi dell’Apprendimento. E’ quindi possibile dedurre come il Neurofeedback costituisca una tecnica elettiva per l’Età evolutiva e per i bambini, soprattutto per l’adattabilità del trattamento a contesti ludici. Nel momento in cui il livello di concentrazione diminuisce (e il macchinario rileva le onde lente Delta/Theta – associate alla distrazione), il bambino ha un immediato feedback visivo e uditivo attraverso lo schermo, o deve modulare la sequenza di un cartone animato o videogame. Questo gli consente di discriminare quello stato mentale e di provare a modularlo con delle strategie metacognitive, assistito dall’esperto che lo accompagna nel percorso.

L’obiettivo è quello di potenziare la funzione cognitiva dell’Attenzione focalizzata, che nei bambini con ADHD è carente, ostacolando di fatto gli apprendimenti scolastici, e ridurre gli episodi di iperattività.  Il programma prevede un trattamento della durata variabile tra 20 e 40 sedute, a seconda della risposta soggettiva, con cadenza settimanale di 2 sedute. Già intorno alla 10 seduta è possibile iniziare a valutare primi miglioramenti. I miglioramenti possono prevedere oltre alla funzione attentiva focalizzata, quella sostenuta, ma anche miglioramento della capacità e dei tempi di concentrazione, del tono del’umore, del sonno, e dell’autoregolazione emotiva. 
Il trattamento è poi inserito in un programma di tipo cognitivo e comportamentale, atto a limitare gli episodi di impulsività, aggressività, aumentare l’autostima e la qualità delle relazioni sia scolastiche che familiari. Un effetto positivo si ha anche per quanto riguarda l’epilessia, non di rado associata all’ADHD.  L’aumento del ritmo sensomotorio (stria sensomotoria) fa sì infatti che possa osservarsi una riduzione delle crisi epilettiche dopo il trattamento, per i soggetti che divengono in grado di regolare tale parametro.
Nell’ottica di un approccio multimodale, valutato come più efficace rispetto ai singoli trattamenti per la cura dell' ADHD, il Neurofeedback è da tempo uno dei trattamenti ’ riconosciuti  a livello istituzionale
Ricerche condotte, con rigore scientifico, supportano la validità della tecnica.  Gli autori hanno concluso che il Neurofeedback può essere considerato trattamento Evidence Based, ossia basato sull’evidenza,  per varie patologie. Anche l’Associazione per la Psicofisiologia Applicata ha posto dei criteri per valutare l’efficacia del Bio e Neurofeedback rispetto alle diverse problematiche cliniche, individuando diversi livelli di efficacia facilmente consultabili e disponibili in letteratura. Risultati di una ricerca condotta  da University of Tennessee,  ha concluso che “The results support and extend previous published findings, indicating that neurofeedback training is an appropriate and efficacious adjunctive treatment for ADHD

Clicca sui Link per pubblicazioni scientifiche internazionali: 


Emicranie e Cefalee muscolo tensive, Bruxismo, Disturbo da stress post traumatico, Ansia e Panico, Fobie, trovano una efficace risposta nella tecnica del Biofeedback. 
Nel prossimo Post, infatti vi parlerò dell’impiego del Biofeedback per le patologie psicosomatiche.
Lo Studio Psicologico e Pedagogico SAN PIO adotta la metodologia Neurofeedback e Biofeedback.
per info: tel.   3381548896 - email:      studiosanpio@alice.it

venerdì 3 maggio 2013

Evento - Workshop



Evento  -  
Workshop




     

























Tavola rotonda per discutere di Associazioni, Giovani e Finanziamenti europei. 
Spesso il mondo dei Finanziamenti appare di difficile fruizione, soprattutto per il mondo giovanile.
A causa di questa difficoltà, molte iniziative, anche di grande valore Culturale, Sociale, Scientifico, restano nell'ombra. 
L'obiettivo di questo incontro è quello di abbattere le distanze tra Giovani, Progetti, e la loro Realizzazione, creando un punto di incontro ed uno scambio comune tra Sviluppo e Risorse.


http://youtu.be/LURlCJYIa-I    clicca qui per il video ufficiale

martedì 30 aprile 2013

Usi e Abusi della PAS. Il dramma dei Figli contesi


Molti ricorderanno, purtroppo, il triste episodio di cronaca sociale, in cui un bambino veniva prelevato all'uscita da scuola per essere affidato ad una casa famiglia in attesa della decisioni del Tribunale. Lungi da considerazioni personali che questo triste episodio può risvegliare in ognuno, questo Post vuole affrontare un tema sociale sempre più scottante, quello dei Figli contesi e della, oramai nota ai più, PAS.
La PAS o Sindrome di Alienazione Genitoriale, fu introdotta dallo studioso Gardner nel 1985, per la prima volta, per identificare, e spiegare, quel meccanismo che si veniva a creare durante i processi di separazione tra i coniugi. Gardner notò che durante le numerose discordie tra i coniugi, vi era una singolare e ricorrente opera di svilimento di un genitore a scapito dell’altro. Non solo. Questa “operazione”  presentava, nella sua fenomenologia, alcuni tratti caratteristici e ricorrenti, che ne hanno permesso successivamente la formulazione in criteri “diagnostici” di riferimento. Nella PAS riconosciamo due “attori”, il genitore alienante, ossia colui che mette in scena il “programma denigratorio”, ed il genitore alienato, ovvero colui che subisce gli effetti del coniuge programmante. 

Nel corso delle separazioni connotate da aspre e tumultuose interazioni, i due coniugi entrano in un vero e proprio conflitto a due, in cui vige la regola “vita mea, mors tua”,  con l’obiettivo di annientare l’avversario (il coniuge avversario), ed escluderlo totalmente dalla vita affettiva del minore. Non è difficile immaginare la distruttività sul piano emotivo e psicologico di un simile programma, volto a sancire un assetto di potere che nulla ha a che vedere con gli impegni e le responsabilità genitoriali.
La campagna di denigrazione e l’indottrinamento a scapito del genitore alienato è spesso carica di aggressività latente, inganno e condizionamenti. Turkat  tra il 1995 e il 1999 parlò per la prima volta della “Sindrome del Genitore Malevolo”, secondo cui, dopo la cessazione del rapporto coniugale, il genitore, pur rimanendo esente da altre psicopatologie accertabili, e mantenendo coi figli – almeno in apparenza – un efficace rapporto di accudimento, tuttavia esercita nei confronti dell’ex coniuge un comportamento lesivo, teso soprattutto ad impedirgli un normale ed affettuoso rapporto coi figli.                  
Da qui è possibile dedurre come sia sempre più difficile, per gli esperti, soprattutto per casi border, in cui il confine tra normalità e funzionamento patologico (diverso da patologia), è sempre più sottile, formulare un giudizio che altresì  a mio avviso, deve tenere conto dei criteri etici e deontologici di ogni professionalità.                                                                                                  
Nella PAS ricorrono le seguenti condizioni:
Campagna di denigrazione nei confronti di uno dei genitori, Fenomeno del pensatore indipendente, Sostegno automatico al genitore alienante nel conflitto genitoriale, Assenza di senso di colpa, Estensione dell’ostilità alla famiglia allargata ed agli amici del genitore alienato, Comportamento variabile da adeguato a oppositivo – provocatorio, durante le visite, differenza nel legame con genitore alienante e genitore alienato, mancanza di sentimenti di ambivalenza, scenari comportamentali e verbali non attribuibili all'età  etc, con entità di gravità che varia da lieve a grave.
Altro aspetto delicato, legato alla “diagnosi” di PAS, è la necessità di distinguere condizioni di alienazione da reali condizioni di abuso, maltrattamento, e/o carenza di accudimento. Nel secondo caso, infatti, la sintomatologia manifestata, ad esempio in caso di abuso di minore, oltre alla configurazione di reato penale, sarebbe riconosciuta e validata dalla comunità scientifica internazionale, attraverso la classificazione criteriale riportata nell'attuale DSM IV.                                                                                                                          
La PAS, la cui valenza non è  supportata da dati empirici, infatti, non esiste come sindrome clinica, attualmente riconosciuta dalla Comunità scientifica internazionale, in quanto non è presente nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentale. La PAS è nota in ambito forense. Una recente sentenza della Cassazione (Cassazione civile , sez. I, sentenza 20.03.2013 n° 7041) asserisce che la PAS, si discosta dalla scienza ufficiale, e lo stesso mondo accademico ne prende le distanze, dichiarandosi scettico. Nella medesima sentenza inoltre non sono mancate dichiarazioni poco lusinghiere nei confronti del prof. Gardner, ideatore, per così dire, della Sindrome medesima.
Alla luce di quanto emerso, ritengo sia più opportuno parlare di PAS in termini di Processo, e non di Disturbo o Sindrome clinica. È sovente, infatti, che durante il programma di indottrinamento e di campagna denigratoria nei confronti del genitore bersaglio, si inneschino meccanismi di condizionamento, che conducono a vere e proprie distorsioni percettive. L’obiettivo è accrescere il senso di avversione che fa capo ad una lotta tra adulti, passando attraverso il gioco delle alleanze. Le strategie adottate possono essere svariate e differenziarsi qualitativamente a seconda che l’alienante sia di sesso maschile  o femminile. Il condizionamento passa dapprima attraverso la fase di “adescamento o aggancio"  in cui il genitore, identificato l’elemento chiave, si assicura fiducia e credibilità. Seguono poi rinforzi positivi (promesse, premi e ricompense) o negativi (punizione e privazioni dei benefit), delle condotte e degli atteggiamenti auspicati, che fanno leva sulla motivazione, meccanismi di identificazione con il genitore alleato, modeling e modellamento. Le modalità possono essere sia dirette che indirette. In questo ultimo caso, la rilevazione risulta maggiormente difficoltosa in quanto, viene fatta leva sulla sfera emozionale del minore, sullo schema di valori e sul senso di lealtà, principii a cui i bambini aderiscono, quasi aprioristicamente. 
Le tecniche indirette mirano a costruire un’immagine negativa del genitore bersaglio, al fine di escluderlo dal campo psicosociale del minore; ad esempio si filtrano e manipolano le informazioni a carico dell’altro, si attribuiscono qualità e caratteristiche negative, si esclude, “quasi per dimenticanza”, la partecipazione del genitore alla vita familiare, si ridicolizza l’altro, si induce il senso di colpa, il dubbio o la paura,ci si mostra ipercritici nei confronti di stili di vita, comportamenti, etc. Non di rado queste dinamiche appaiono trans generazionali  appartengono cioè, come pattern comportamentale, ad una sorta di mandato familiare (Gulotta 2001), tramandato di generazione in generazione, preferendo la linea matriarcale. Affinché però un programma di PAS si innesti sono necessarie alcune condizioni ascrivibili alla personalità del minore, in grado cioè di renderlo più vulnerabile, come: l’età, lo stadio evolutivo e lo sviluppo delle capacità di pensiero ipotetico-deduttivo, il grado di suggestionabilità, l’identificazione emotiva e comportamentale con il genitore alleato, ma anche il clima familiare e la qualità delle relazioni precedenti l’evento, le cause della separazione. 

Ma allora come comportarsi in situazioni simili e come evitare un ricorso scriteriato e semplicistico alla evidenziazione di PAS? E come essere certi di distinguere situazioni di naturale preferenza da una induzione alla medesima? Gulotta(Gulotta 1989), fornisce una duplice interpretazione di espressioni tipiche e frequenti nelle famiglie, che avrebbero una valenza in campo penale se “letteralmente analizzate”, ma che ricorrono invece nella pratica educativa consuetudinaria. Il minore inoltre, mostra una naturale propensione a "risarcire il genitore ferito”, alleandosi più facilmente con esso, soprattutto se la causa oggettiva della separazione è l’altro, ad esempio in caso di tradimento coniugale. 

Insomma la PAS lascia ancora molti dubbi. Il confine è davvero sottile per poter effettuare un giudizio anche tecnico, ancor di più perché la differenza, alla luce dei recenti fatti di cronaca, è tra il diritto del minore di vivere in un contesto di serenità e familiarità, quale quello di appartenenza,  ed un bambino affidato, seppur temporaneamente, ad una Istituzione. E questo non è cosa da poco! Se poi ci aggiungiamo le modalità irruente, l’imprevedibilità ed il distacco coatto, gli effetti sull'equilibrio emotivo, possono essere devastanti. I minori spesso non hanno chiara consapevolezza di cosa sta accadendo, ma vivono il distacco come abbandono  attribuendosene la responsabilità, anche in termini di amabilità. Onde evitare il ripetersi di simili avvenimenti è bene che le famiglie e i genitori, si riapproprino del senso di maturità e responsabilità genitoriale, preservando i minori da dinamiche distruttive e competitive, senza strumentalizzazioni. 
I FIGLI vanno esclusi dai contenziosi. Inoltre, qualora lo si ritenga opportuno, la coppia può rivolgersi al professionista competente, il quale, nel pieno rispetto del codice etico, deontologico e umano, può fornire sostegno e supporto specializzato, per affrontare una eventuale separazione, che riguarda, ci tengo a precisare, la Coppia nella relazione Uomo - Donna, e non la Coppia nella sua Dimensione Genitoriale.

a cura di Dr.ssa Carriero



 




sabato 27 aprile 2013

EVENTO - PROGETTO DI PREVENZIONE DISTURBI ALIMENTARI "LA VOCE DI ECO"



PROGETTO PREVENZIONE DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE


"LA VOCE DI ECO"


Dal mese di Maggio 2013, ogni 1° lunedì del mese, è attivo lo Sportello DCA,via Mercadante - Ceglie Mess.ca
Lo Sportello è gratuito, ed è aperto a tutti coloro che (Famiglie, genitori, interessati), vorranno ricevere informazioni su Anoressia, Bulimia, Alimentazione incontrollata, ma anche Obesità, Ortoressia Nervosa, Vigoressia.

Info: studiosanpio@alice.it - 3381548896
Dr.ssa Carriero


"Nel famoso Mito tutti ricordano di Narciso, il bellissimo giovine figlio della ninfa Liriope e del Dio fluviale Cefiso, che, specchiandosi in una fonte, si innamora follemente della sua immagine tanto da morire di dolore, nel momento in cui si accorge che non potrà mai possederla, simbolo dell'incapacità di riconoscere l'altro da sè.
In pochi ricordano invece ECO, la Ninfa innamorata di Narciso. 
Eco punita da Giunone, perdutamente innamorata di Narciso, il quale la rifiuta, distrutta dal dolore si consuma lentamente sino a che di lei non rimase che la voce..."

In questa ottica Eco incarna il simbolo dell' Anoressia e della sua dinamica distruttiva.
Il progetto mira a "ridare voce ad Eco", quella voce che nei Disturbi alimentari è spesso un grido disperato.




GESTIRE E RICONOSCERE UN DISTURBO ALIMENTARE NON è UN COMPITO SEMPLICE, SIA  PER LE FAMIGLIE CHE PER GLI STESSI PAZIENTI. 
I DUBBI E LA DIFFICOLTA' DI  RICEVERE INFORMAZIONI ADEGUATE E CORRETTE, FANNO SI CHE, SPESSO PRIMA DI RICORRERE AD UN CONSULTO SPECIALISTICO, TRASCORRA MOLTO TEMPO, CON IL RISCHIO DI CRONICIZZARE IL DISTURBO E AUMENTARE LE POSSIBILITA' DI CONSEGUENZE FISICHE E PSICOLOGICHE.






venerdì 26 aprile 2013

EVENTO GIUGNO 2013






Il 4 Giugno 2013 alle ore 16,00 sarò ospite presso la FARMACHL via O.Flacco, Martina Franca, per parlare di 




ANSIA - PANICO - STRESS - DEPRESSIONE

L' evento è aperto a tutti gli interessati. 
La partecipazione è gratuita.

per Info e Prenotazioni: 
Dr.ssa Carriero: 3381548896 - studiosanpio@alice.it
Dr.ssa Basile FARMACHL:       0804037501

mercoledì 10 aprile 2013

Oggi un Dio non ho. L'azione del Cervello nell' Esperienza Spirituale


La Neuroteologia, una scienza di recente fondazione, si sta molto interessando di comprendere e vedere cosa accade nel cervello durante l’esperienza spirituale, mettendo in evidenza gli aspetti neuronali della Fede e della Spiritualità, per mezzo di scansioni cerebrali ottenute attraverso RMNf e PET. Il campo della Neuroteologia è in contina espansione e si propone di mettere, sempre più chiaramente, in evidenza la correlazione tra fede, preghiera ed Esperienza mistica e modulazione neurochimica.Uno dei più noti esponenti del campo è stato il radiologo americano Andrew Newberg, dell'Università della Pennsyivania. Mediante l’impiego della  tomografia computerizzata a emissione di fotoni singoli(SPECT), Newberg sottopose ad indagine buddisti e suore cattoliche con decenni di esperienza nella meditazione. Gli esiti dell’indagine hanno dimostrato una attivazione maggiore del lobo frontale, dedito alle funzioni di concentrazione e pianificazione, e non solo del linguaggio come da sempre ipotizzato, e una diminuzione dell’attività del lobo parietale destro, dedito all'orientamento e all'organizzazione spazio – temporale.
                                                                                                     




Ulteriori Studi e Ricerche correlazionali hanno dimostrato che pregare fa bene. I soggetti infatti, beneficiano di stati psicofisici positivi, riduzione di stress e sintomi d’ansia, riduzione dei livelli plasmatici di cortisolo, aumento e rilascio di betaendorfine e serotonina. Gli stati mistici e le esperienze di spiritualità migliorano la nostra capacità di elaborare strategie di risoluzione di problemi e difficoltà, potenziando le capacità di Coping. Migliora anche la capacità di far fronte in maniera positiva agli Stress ed alle difficoltà della vita quotidiana, capacità detta Resilienza.  Il compito della Neuroteologia non è quello di “svelare l’arcano”, ne fornire prove dell’esistenza di Dio o altro, che rimandiamo alla personale e intima opinione, e nemmeno ridurre l’esperienza mistica ad una serie di connessioni neuronali, chimicamente mediate, bensì mostrare cosa accade nei nostri circuiti cerebrali, ad esempio, mentre  si prega. Ma la preghiera oltre ad apportare benefici dal punto di vista individuale, rappresenta spesso un’esperienza sociale, in quanto momento di condivisione di gruppo. Pregare insieme, attiva e favorisce comportamenti prosociali basati sulla coesione, sulla condivisione e sulla collaborazione. Pregare ha in sé una componente sociale dell’adattamento. Anche all’interno dell’esperienza mistica, che comprende la fede e l’insieme dei suoi correlati, vedasi i rituali di preghiera, è possibile effettuare una sorta di distinzione in termini qualitativi e di benefici della medesima. Una preghiera di tipo dialogico  - colloquiale che fa capo molto più probabilmente ad una Fede di natura intrinseca, quindi piu intima e coinvolgente, pare apporti maggiori benefici di una preghiera “farisaica e ritualistica”(lodi recitate, adorazioni,ecc), che fa capo invece ad una Fede estrinseca ossia maggiormente legata a dogmi, convenzioni sociali o interessi personali. Un’esperienza spirituale benefica implica una consapevolezza ed una maturità critica, assumendo così le caratteristiche proprie di un “dialogo”, in cui il soggetto si racconta. Sempre la Neuroteologia ha evidenziato che durante questi “colloqui” si attivano le medesime aree cerebrali coinvolte nelle esperienze sociali. La preghiera inoltre rappresenta una “richiesta” (dal latino),  rivolta ad Dio o ad una Divinità. Per comprendere la dinamica della richiesta è necessario analizzare la natura della relazione all’interno della quale, la stessa richiesta viene mossa. Potremmo così dire che, la relazione che si instaura attraverso la preghiera possa  equivalere ad una relazione simil genitoriale, che ha risentito nel corso dell’evoluzione storica dei cambiamenti sociali, (passaggio da una società matriarcale e patriarcale), pertanto ci si rivolgeva variabilmente al Padre o alla Madre, nei momenti di maggiore ansia, stress, dolore o bisogno. Attraverso il rito di preghieria viene richiesto alla figura divina di eplicare la funzione di Accudimento, Contenimento e Rassicurazione, tipiche dei legami di attaccamento originari. Tutto insomma è rimandato alla primaria relazione Madre  - Bambino. Il soggetto si rivolge a Dio o altra Divinità come il Bambino fa alla madre o alla figura di Accudimento. Questa stessa funzione è eplicata  dalla Religione. La Religione nella sua forma più sana e benevola non contiene di per sé “controindicazioni”, ma può sfociare in comportamenti “disfunzionali” se praticata nella sua forma più estrema e dogmatica. Condizioni psichiatriche e psicopatologiche , come i Disturbi Psicotici, e le Schizofrenie, possono altresì alterare l’esperienza spirituale, e la relazione che il soggetto ha, con la Divinità. Anche nel Disturbo Ossessivo Compulsivo è sovente rintracciare una condizione alterata di utilizzo della Fede e dei comportamenti ad essa connessi, al fine di scongiurare le preoccupazioni e le paure che si affacciano in modalità intrusiva e intensiva nella mente del paziente. Al di là di queste precisazioni specialistiche, da considerazioni di tipo personale, che esulano da questo contesto, e seguendo un approccio di tipo laico, l’Esperienza religiosa, Mistica e di Fede sembra aver ha trovato un suo correlato scientifico. Il perché tutto questo accada, resterà, forse, un Mistero…