mercoledì 10 aprile 2013

Oggi un Dio non ho. L'azione del Cervello nell' Esperienza Spirituale


La Neuroteologia, una scienza di recente fondazione, si sta molto interessando di comprendere e vedere cosa accade nel cervello durante l’esperienza spirituale, mettendo in evidenza gli aspetti neuronali della Fede e della Spiritualità, per mezzo di scansioni cerebrali ottenute attraverso RMNf e PET. Il campo della Neuroteologia è in contina espansione e si propone di mettere, sempre più chiaramente, in evidenza la correlazione tra fede, preghiera ed Esperienza mistica e modulazione neurochimica.Uno dei più noti esponenti del campo è stato il radiologo americano Andrew Newberg, dell'Università della Pennsyivania. Mediante l’impiego della  tomografia computerizzata a emissione di fotoni singoli(SPECT), Newberg sottopose ad indagine buddisti e suore cattoliche con decenni di esperienza nella meditazione. Gli esiti dell’indagine hanno dimostrato una attivazione maggiore del lobo frontale, dedito alle funzioni di concentrazione e pianificazione, e non solo del linguaggio come da sempre ipotizzato, e una diminuzione dell’attività del lobo parietale destro, dedito all'orientamento e all'organizzazione spazio – temporale.
                                                                                                     




Ulteriori Studi e Ricerche correlazionali hanno dimostrato che pregare fa bene. I soggetti infatti, beneficiano di stati psicofisici positivi, riduzione di stress e sintomi d’ansia, riduzione dei livelli plasmatici di cortisolo, aumento e rilascio di betaendorfine e serotonina. Gli stati mistici e le esperienze di spiritualità migliorano la nostra capacità di elaborare strategie di risoluzione di problemi e difficoltà, potenziando le capacità di Coping. Migliora anche la capacità di far fronte in maniera positiva agli Stress ed alle difficoltà della vita quotidiana, capacità detta Resilienza.  Il compito della Neuroteologia non è quello di “svelare l’arcano”, ne fornire prove dell’esistenza di Dio o altro, che rimandiamo alla personale e intima opinione, e nemmeno ridurre l’esperienza mistica ad una serie di connessioni neuronali, chimicamente mediate, bensì mostrare cosa accade nei nostri circuiti cerebrali, ad esempio, mentre  si prega. Ma la preghiera oltre ad apportare benefici dal punto di vista individuale, rappresenta spesso un’esperienza sociale, in quanto momento di condivisione di gruppo. Pregare insieme, attiva e favorisce comportamenti prosociali basati sulla coesione, sulla condivisione e sulla collaborazione. Pregare ha in sé una componente sociale dell’adattamento. Anche all’interno dell’esperienza mistica, che comprende la fede e l’insieme dei suoi correlati, vedasi i rituali di preghiera, è possibile effettuare una sorta di distinzione in termini qualitativi e di benefici della medesima. Una preghiera di tipo dialogico  - colloquiale che fa capo molto più probabilmente ad una Fede di natura intrinseca, quindi piu intima e coinvolgente, pare apporti maggiori benefici di una preghiera “farisaica e ritualistica”(lodi recitate, adorazioni,ecc), che fa capo invece ad una Fede estrinseca ossia maggiormente legata a dogmi, convenzioni sociali o interessi personali. Un’esperienza spirituale benefica implica una consapevolezza ed una maturità critica, assumendo così le caratteristiche proprie di un “dialogo”, in cui il soggetto si racconta. Sempre la Neuroteologia ha evidenziato che durante questi “colloqui” si attivano le medesime aree cerebrali coinvolte nelle esperienze sociali. La preghiera inoltre rappresenta una “richiesta” (dal latino),  rivolta ad Dio o ad una Divinità. Per comprendere la dinamica della richiesta è necessario analizzare la natura della relazione all’interno della quale, la stessa richiesta viene mossa. Potremmo così dire che, la relazione che si instaura attraverso la preghiera possa  equivalere ad una relazione simil genitoriale, che ha risentito nel corso dell’evoluzione storica dei cambiamenti sociali, (passaggio da una società matriarcale e patriarcale), pertanto ci si rivolgeva variabilmente al Padre o alla Madre, nei momenti di maggiore ansia, stress, dolore o bisogno. Attraverso il rito di preghieria viene richiesto alla figura divina di eplicare la funzione di Accudimento, Contenimento e Rassicurazione, tipiche dei legami di attaccamento originari. Tutto insomma è rimandato alla primaria relazione Madre  - Bambino. Il soggetto si rivolge a Dio o altra Divinità come il Bambino fa alla madre o alla figura di Accudimento. Questa stessa funzione è eplicata  dalla Religione. La Religione nella sua forma più sana e benevola non contiene di per sé “controindicazioni”, ma può sfociare in comportamenti “disfunzionali” se praticata nella sua forma più estrema e dogmatica. Condizioni psichiatriche e psicopatologiche , come i Disturbi Psicotici, e le Schizofrenie, possono altresì alterare l’esperienza spirituale, e la relazione che il soggetto ha, con la Divinità. Anche nel Disturbo Ossessivo Compulsivo è sovente rintracciare una condizione alterata di utilizzo della Fede e dei comportamenti ad essa connessi, al fine di scongiurare le preoccupazioni e le paure che si affacciano in modalità intrusiva e intensiva nella mente del paziente. Al di là di queste precisazioni specialistiche, da considerazioni di tipo personale, che esulano da questo contesto, e seguendo un approccio di tipo laico, l’Esperienza religiosa, Mistica e di Fede sembra aver ha trovato un suo correlato scientifico. Il perché tutto questo accada, resterà, forse, un Mistero…

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