La Neuroteologia, una scienza di
recente fondazione, si sta molto interessando di comprendere e vedere cosa
accade nel cervello durante l’esperienza spirituale, mettendo in evidenza gli aspetti
neuronali della Fede e della Spiritualità, per mezzo di scansioni cerebrali
ottenute attraverso RMNf e PET. Il campo della Neuroteologia è in contina
espansione e si propone di mettere, sempre più chiaramente, in evidenza la
correlazione tra fede, preghiera ed Esperienza mistica e modulazione
neurochimica.Uno dei più noti esponenti del campo è stato il radiologo americano Andrew Newberg, dell'Università
della Pennsyivania. Mediante l’impiego della tomografia computerizzata a emissione di fotoni singoli(SPECT), Newberg sottopose
ad indagine buddisti e suore cattoliche con decenni di esperienza nella
meditazione. Gli esiti dell’indagine hanno dimostrato una attivazione
maggiore del lobo frontale, dedito alle funzioni di concentrazione e pianificazione,
e non solo del linguaggio come da sempre ipotizzato, e una diminuzione dell’attività
del lobo parietale destro, dedito all'orientamento e all'organizzazione spazio –
temporale.
Ulteriori
Studi e Ricerche correlazionali hanno dimostrato che pregare fa bene. I soggetti
infatti, beneficiano di stati psicofisici positivi, riduzione di stress e
sintomi d’ansia, riduzione dei livelli plasmatici di cortisolo, aumento e
rilascio di betaendorfine e serotonina. Gli stati mistici e le esperienze di
spiritualità migliorano la nostra capacità di elaborare strategie di
risoluzione di problemi e difficoltà, potenziando le capacità di Coping. Migliora
anche la capacità di far fronte in maniera positiva agli Stress ed alle
difficoltà della vita quotidiana, capacità detta Resilienza. Il compito della
Neuroteologia non è quello di “svelare l’arcano”, ne fornire prove dell’esistenza
di Dio o altro, che rimandiamo alla personale e intima opinione, e nemmeno
ridurre l’esperienza mistica ad una serie di connessioni neuronali, chimicamente
mediate, bensì mostrare cosa accade nei nostri circuiti cerebrali, ad esempio,
mentre si prega. Ma la preghiera oltre
ad apportare benefici dal punto di vista individuale, rappresenta spesso un’esperienza
sociale, in quanto momento di condivisione di gruppo. Pregare insieme, attiva e
favorisce comportamenti prosociali basati sulla coesione, sulla condivisione e
sulla collaborazione. Pregare ha in sé una componente sociale dell’adattamento.
Anche all’interno dell’esperienza mistica, che comprende la fede e l’insieme
dei suoi correlati, vedasi i rituali di preghiera, è possibile effettuare una
sorta di distinzione in termini qualitativi e di benefici della medesima. Una preghiera
di tipo dialogico - colloquiale che fa capo molto più
probabilmente ad una Fede di natura intrinseca, quindi piu intima e
coinvolgente, pare apporti maggiori benefici di una preghiera “farisaica e
ritualistica”(lodi recitate, adorazioni,ecc), che fa capo invece ad una Fede
estrinseca ossia maggiormente legata a dogmi, convenzioni sociali o interessi
personali. Un’esperienza spirituale benefica implica una consapevolezza ed una
maturità critica, assumendo così le caratteristiche proprie di un “dialogo”, in
cui il soggetto si racconta. Sempre la Neuroteologia ha evidenziato che durante
questi “colloqui” si attivano le medesime aree cerebrali coinvolte nelle
esperienze sociali. La preghiera inoltre rappresenta una “richiesta” (dal latino), rivolta ad Dio o ad una
Divinità. Per comprendere la dinamica della richiesta è necessario analizzare
la natura della relazione all’interno della quale, la stessa richiesta viene
mossa. Potremmo così dire che, la relazione che si instaura attraverso la
preghiera possa equivalere ad una
relazione simil genitoriale, che ha risentito nel corso dell’evoluzione storica
dei cambiamenti sociali, (passaggio da una società matriarcale e patriarcale),
pertanto ci si rivolgeva variabilmente al Padre o alla Madre, nei momenti di
maggiore ansia, stress, dolore o bisogno. Attraverso il rito di preghieria
viene richiesto alla figura divina di
eplicare la funzione di Accudimento, Contenimento e Rassicurazione,
tipiche dei legami di attaccamento originari. Tutto insomma è rimandato alla
primaria relazione Madre - Bambino. Il soggetto
si rivolge a Dio o altra Divinità come il Bambino fa alla madre o alla figura di
Accudimento. Questa stessa funzione è eplicata dalla Religione. La Religione nella sua forma
più sana e benevola non contiene di per sé “controindicazioni”, ma può sfociare
in comportamenti “disfunzionali” se praticata nella sua forma più estrema e dogmatica.
Condizioni psichiatriche e psicopatologiche , come i Disturbi Psicotici, e le Schizofrenie,
possono altresì alterare l’esperienza spirituale, e la relazione che il soggetto
ha, con la Divinità. Anche nel Disturbo Ossessivo Compulsivo è sovente
rintracciare una condizione alterata di utilizzo della Fede e dei comportamenti
ad essa connessi, al fine di scongiurare le preoccupazioni e le paure che si
affacciano in modalità intrusiva e intensiva nella mente del paziente. Al di là
di queste precisazioni specialistiche, da considerazioni di tipo personale, che
esulano da questo contesto, e seguendo un approccio di tipo laico, l’Esperienza
religiosa, Mistica e di Fede sembra aver ha trovato un suo correlato
scientifico. Il perché tutto questo accada, resterà, forse, un Mistero…
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