mercoledì 29 maggio 2013

"I'AM A SEX ADDICT": LA NUOVA DIPENDENZA DA SESSO VIRTUALE


“Trascorre ore e ore davanti al computer, rapito prima dai siti pornografici, poi dalle chat e dalle relazioni con donne sconosciute. La moglie lo scopre e intenta una causa per separazione. Il tribunale di ********** nei prossimi giorni dovrà decidere su un tradimento prima virtuale, poi forse consumato. Tutto inizia quando l’uomo, un quarantenne, comincia a  trascorrere sempre più tempo davanti al computer e avvia una relazione virtuale con un'altra donna. La moglie lo scopre per caso, una notte. “sembra un tossicodipendente” scrive la donna ai giudici.”  (estratto)


Uno stralcio di cronaca, riportato dalle pagine di un noto quotidiano nazionale che farà sorridere i più, e molto meno chi ha esperito sulla propria pelle l’ambivalenza di un rapporto virtuale, che costituisce oggi una realtà molto frequente, spesso taciuta, consumata tra le mura domestiche, mai confessata per pudore, per ragioni morali o perché se ne è sottovalutata la portata. 
Oggi più di ieri, si è scritto molto sull’argomento, al fine di riconoscere e spiegare le dinamiche psicologiche, relazionali, neurofisiologiche, in gioco. 
Persino la giurisprudenza, in principio, se ne è occupata marginalmente.
Donne e uomini “vittime” di queste relazioni virtuali escono allo scoperto con le proprie storie di cybertraditi e cybertraditori.
In questo Post vi parlerò di Cyber sexual addiction, o dipendenza da sesso virtuale, ossia un comportamento che può assumere connotazioni patologiche, per via delle modalità pervasive, con cui si sviluppa.

                                                                       

Quali e cosa sono le “nuove dipendenze” o New Addiction?

L’ingresso nell’era della tecnologia e di Internet ha fatto nascere nuove patologie, “technological addiction” ,che condividono con le dipendenze da sostanze alcune caratteristiche essenziali (dominanza, alterazioni del tono dell’umore, tolleranza, astinenza, conflitto e ricaduta); tali patologie furono inserite nella categoria delle “nuove dipendenze”, quelle cioè, il cui oggetto non è una sostanza chimica, ma un comportamento o un’attività lecita e socialmente accettata (pensiamo al gioco d'azzardo, recentemente definito Ludopatia, ma anche a dipendenza da uso di cellulare, shopping, chat, Videogames, ecc..) 
Tra tutte le nuove tecnologie, Internet è quella che ha le caratteristiche piú adatte a far sviluppare una dipendenza, sotto forma di compulsione caratterizzata da un abuso.

La prima casistica di dipendenza da computer era emersa già negli anni settanta e ottanta connesse all’uso-abuso del PC e non di Internet, dato che questo ancora non esisteva.
I dipendenti da Internet passano davanti al computer molte più ore di quelle che intendevano all’inizio. Tentano in tutti i modi di nascondere la loro abitudine, allo scopo di mantenerla. Progressivamente perdono, sempre di più, il controllo sull’uso di Internet e sulla loro vita in generale.
Il cybersesso è inteso come attività sessuale messa in atto attraverso l’uso di tecnologia digitale, in tempo reale o no. Lo strumento usato principalmente è Internet, attraverso il quale è possibile scambiarsi video, file audio, storie, foto, o vedersi e sentirsi in tempo reale. 
La fruizione può essere solitaria, ossia visione di materiale erotico, sia mediante canale visivo (immagini, video), sia narrativo (lettura), e/o interattiva con la partecipazione di due o più utenti (chat, webcam).
In letteratura, studi condotti, hanno mostrato differenze legate al genere, una preferenza per la modalità solitaria per gli uomini, ed una più interattiva per le donne.



Quail sono le caratteristiche e le manifestazioni della Cyber Sexual Addiction?

· pensiero frequentemente occupato dal sesso online;
· agitazione o irritabilità quando si cerca di fermare o controllare la pratica del sesso online;
· utilizzare il sesso su internet come un modo per fuggire o alleviare problemi o sentimenti disforici come disperazione, senso di colpa, ansia o depressione;
· mettere in atto il sesso su Internet giorno dopo giorno alla ricerca di un’esperienza sessuale più intensa o rischiosa;
• mentire ai familiari, ai terapeuti o ad altre persone per favorire il coinvolgimento nel sesso online;
• commettere atti sessuali online illegali (ad es. pedo-pornografia);
• conseguenze negative riguardanti le proprie relazioni primarie, il lavoro, lo studio, le finanze;
· negare l’evidenza della dipendenza nonostante le conseguenze negative;
· esordio ed evoluzione notevolmente rapidi.
Possono essere presenti: Depressione, Disforia, Pensiero Ossessivo. Spesso molte relazioni di coppia vengono intaccate sia dalla problematica, ma essere, al contempo stesso, luogo in cui il comportamento patologico si slatentizza.
I Trattamenti non sono semplici e comprendono tra i vari approcci, modificazioni dal punto di vista comportamentale e cognitivo, che tengono conto del profilo di personalità del soggetto.
Lo scopo non è demonizzare la rete, anzi, ma sicuramente  la semplicità di fruizione, la “generosità” del web, unita a fattori contingenti, possono favorire l’emergere di aspetti patologici della propria personalità.







Se vuoi, prova a rispondere  ad alcune domande



1. Ti senti preoccupato con Internet (se pensi alle attività on line precedente o anticipare la prossima sessione on-line)?

2. Si sente la necessità di utilizzare Internet con quantità crescenti di tempo per raggiungere la soddisfazione?

3. Avete fatto ripetutamente infruttuosi tentativi di controllare, ridurre o interrompere l'uso di Internet?

4. Ti senti inquieto, lunatico, depresso o irritabile quando tenti di ridurre o interrompere l'uso di Internet?

5. Vuoi rimanere on-line più a lungo del previsto?

6. Hai messo a repentaglio o rischiato la perdita del rapporto significativo, lavoro, studio o di carriera possibilità a causa di Internet?

7. Hai mentito ai familiari, al terapeuta, o ad altri per occultare l'entità del coinvolgimento con internet?

8. Usi Internet come un modo per sfuggire dai problemi o per alleviare un umore disforico (per esempio, sentimenti di impotenza, senso di colpa, ansia, depressione)?

Altri sintomi includono:

1. Elevato senso di euforia mentre coinvolti in attività di computer e Internet

2. Non cercare di controllare il comportamento

3. Essere disonesti con gli altri(Mentire frequentemente al partner, figli, amici, ecc)

4. Senso di colpa, vergogna, ansiosi o depressi a causa del comportamento online

5. Il Ritiro da altre attività piacevoli

SE HAI RISPOSTO SI AD ALMENO 5 DOMANDE, è POSSIBILE VALUTARE L'IPOTESI DI UN APPROFONDIMENTO.







lunedì 13 maggio 2013

TRANSESSUALISMO E OMOSESSUALITA': QUALI DIFFERENZE?


Tra i Temi tuttora molto controversi e dibattuti, grande spazio è rivestito dalle questioni inerenti la Sessualità e l'Orientamento sessuale. 

Questa sorta di incertezza, ahimè, è a volte anche presente all'interno del nostro mondo di clinici. 
Come Sessuologo clinico e Psicoterapeuta che ha prestato servizio presso DH per i Disturbi dell'Identità di Genere, seguendo il protocollo Onig,  posso asserire che esiste una reale confusione di significati e elementi caratterizzanti e differenzianti l'Omosessualità e il Transessualismo.
Inizialmente, è bene operare una primaria distinzione tra Sesso e Genere.


Il Sesso è stato usato nel campo della Biologia e della Medicina per indicare individui maschi o femmine.
Il Genere viene utilizzato per descrivere il genere in cui una persona si identifica (cioè, se si percepisce uomo, donna, o diverso da queste due polarità) ed assume connotazioni sociali o culturali che lo caratterizzano.

All'interno di queste distinzioni avremo:

  • l'Orientamento sessuale
  •  l'Identità di genere
  •  il Ruolo di genere 

Alla luce delle attuali, sino ad ora, classificazioni internazionali riconosciute, capiremo a seguito le differenze.
La prima ripartizione tra Eterosessuale, Omosessuale, Bisessuale riguarda le  preferenze legate al sesso del partner sul quale viene indirizzato il desiderio sessuale, ossia l'orientamento sessuale, che consiste  nell'attrazione erotica,  per soggetti  di sesso opposto, dello stesso sesso, o entrambi.
Mentre l'Omosessualità non è più presente, da alcune edizioni, nel DSM IV, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, non configurandosi quindi come patologia, diversa è  invece la situazione per l'Identità di Genere. 
L'identità di genere designa  il sentimento e il vissuto di appartenenza ad un determinato genere sessuale, non solo sul piano fisico, ma anche psicologico e sociale.
Infine, il Ruolo di genere che designa l'insieme di comportamenti che la società ritiene adeguati ad un determinato sesso.
Nel disturbo dell'identità di genere (DIG) conosciuto anche come Disforia di Genere,  l'identificazione e il senso di appartenenza sono rivolte al sesso opposto a quello di appartenenza biologica, es. un maschio (sesso biologico)  "sente di appartenere " al sesso femminile. 
Affinchè si possa parlare di Disforia di genere, è necessario che ci sia "una persistente ed intensa identificazione con il sesso opposto", un malessere riguardo alla propria assegnazione sessuale biologica ed una sensazione di estraneità rispetto al proprio corpo. 
Professionalmente sono solita parlare di Variabilità di genere e di disagio che i soggetti provano riguardo al loro fenotipo.
Il disagio è espresso oltre che psicologicamente, anche nei confronti del proprio corpo. 
Il soggetto con DIG si autopercepisce intimamente e psicologicamente come un individuo del genere opposto e sente l’urgenza di essere riconosciuto dagli altri come tale.
A volte, segnali di identificazione precoce con il sesso opposto, possono essere presenti già in età evolutiva. 
Bambini che rifiutano di utilizzare la toilette secondo le convenzioni legate al sesso o che mostrano interesse anche persistente per attività ludiche e/o giochi di ruolo con identificazioni con il sesso opposto, utilizzando nomi e appellativi o abbigliamento, potrebbero rappresentare casi di disforia di genere primaria. 
Attualmente, però, non vi sono dati certi circa l'evoluzione di questi segnali durante la fase adolescenziale, ossia se questi soggetti manifesteranno successivamente una disforia oppure no. 
Un numero esiguo di casi, tuttavia, diventerà trans o travestito. Gli altri, perlopiù, si distribuiranno tra eterosessuali e omosessuali.
Alcuni comportamenti, come indossare abiti del sesso opposto, possono osservarsi prima dei 2 anni.  Quindi l’età di esordio è spesso precoce; nei maschi il 75% dei casi ha cominciato a travestirsi prima dei 4 anni, tuttavia, il disturbo raramente si presenta nelle strutture di Salute Mentale prima che il bambino raggiunga la pubertà. L’esposizione dei conflitti sociali spesso causa repressione dei comportamenti durante la tarda fanciullezza.
La ricerca della manifestazione del Disturbo dell’Identità di Genere nella fanciullezza non ha mostrato relazioni con comportamenti omosessuali o transessuali nell’età adulta.
Ma chi è dunque il Transessuale? E il Transgender? E le Drag queen/king, chi sono?
In gergo clinico, si è soliti considerare Transessuale, il soggetto con DIG, che ha eseguito la riassegnazioni chirurgica del sesso, mentre Transgender, coloro che non hanno effettuato la riassegnazione.
Queste condizioni, inoltre, vanno separate dal Travestitismo. 
Una condizione a parte è rappresentata, invece, dal Feticismo da Travestitismo. Quest'ultimo è una condizione patologica, stando al DSM IV, che rientrerebbe tra le Parafilie, in cui il soggetto utilizzerebbe come unica, sola, pervasiva, modalità di eccitazione sessuale, il travestimento, con ripercussioni anche sul piano relazionale.
La situazione attuale non è semplice. Il mondo scientifico, giuridico, è chiamato in causa per dare risposte a questioni che, ad oggi, sono aperte e molto discusse. Possiamo parlare di terzo sesso? Nella prossima edizione del DSM, il Disturbo di genere, sarà eliminato? E il Diritto di esprimere la propria identità? La nostra società è pronta ad affrontare un cambiamento in tal senso?
La Comunità scientifica dovrà tenere conto, in ogni modo, di questi cambiamenti. 
Da un punto di vista professionale, mi sembra doveroso ricordare che non esistono le cosiddette Terapie "riparative/riconversive", di cui si sente spesso parlare.
Spesso, il soggetto prova una grande paura, vergogna ed un intenso disagio per la propria condizione e per la difficoltà di accettazione da parte degli altri. Il timore principale consiste nella paura del giudizio, di essere considerati malati, pazzi, diversi, di essere oggetto di scherno, ridicolizzati, evitati, discriminati, di essere rifiutati dalle proprie famiglie. Tutto questo aggiunge ulteriore disagio ad una condizione di sofferenza. Molti infatti, tentano la strada della Terapia che possa "curare" l'omosessualità o la disforia di genere, in realtà solo per sottrarsi a una serie di conseguenze sul piano sociale, relazionale, professionale, ecc.
In tal senso sarebbe utile promuovere una Cultura del rispetto, dell'accettazione, della comunicazione prosociale, attraverso l'Informazione e la Sensibilizzazione, atta ad evitare episodi di violenza, di Omofobia che vedono sempre più coinvolti giovani adolescenti. 

a cura di Dr.ssa Agata Evelina Carriero -
 Psicoterapeuta - Sessuologo












giovedì 9 maggio 2013

IL NEUROFEEDBACK PER I DEFICIT DI ATTENZIONE E ADHD - Studio "San Pio" è Centro Neurofeedback/Biofeedback


Il Neurofeedback è una Tecnica indolore, utilizzata nel Trattamento di diversi Disturbi e Deficit, molto nota in America ed Europa, ma meno conosciuta in Italia. Il Neurofeedback  costituisce una delle tecniche che rientrano nel trattamento con il Biofeedback. 

Il Neurofeedback consiste nell'elaborazione delle informazioni provenienti, in questo caso dalle onde elettroencefalografiche, ossia cerebrali, rilevate da appositi sensori, da un apparecchio a sua volta collegato al Computer, il tutto comunicato da un feedback. Attraverso questa Tecnica il Cervello utilizza le proprie risorse per riorganizzare, ripristinare, migliorare funzioni carenti o deficitarie.



Questo è possibile grazie alla neuroplasticità: ossia quella capacità che il nostro Cervello ha, di cambiare e riorganizzarsi attraverso l’esperienza.
Ma quali sono gli impieghi del Neurofeedback? Il Neurofeedback è adottato nel trattamento di diverse patologie, oltre che in programmi di addestramento per migliorare la performance. Nel campo Clinico e riabilitativo il metodo Neurofeedback è utilizzato soprattutto per trattare soggetti con Disturbi da Deficit attentivo, Iperattività (ADHD) e - o Disturbi dell’Apprendimento. E’ quindi possibile dedurre come il Neurofeedback costituisca una tecnica elettiva per l’Età evolutiva e per i bambini, soprattutto per l’adattabilità del trattamento a contesti ludici. Nel momento in cui il livello di concentrazione diminuisce (e il macchinario rileva le onde lente Delta/Theta – associate alla distrazione), il bambino ha un immediato feedback visivo e uditivo attraverso lo schermo, o deve modulare la sequenza di un cartone animato o videogame. Questo gli consente di discriminare quello stato mentale e di provare a modularlo con delle strategie metacognitive, assistito dall’esperto che lo accompagna nel percorso.

L’obiettivo è quello di potenziare la funzione cognitiva dell’Attenzione focalizzata, che nei bambini con ADHD è carente, ostacolando di fatto gli apprendimenti scolastici, e ridurre gli episodi di iperattività.  Il programma prevede un trattamento della durata variabile tra 20 e 40 sedute, a seconda della risposta soggettiva, con cadenza settimanale di 2 sedute. Già intorno alla 10 seduta è possibile iniziare a valutare primi miglioramenti. I miglioramenti possono prevedere oltre alla funzione attentiva focalizzata, quella sostenuta, ma anche miglioramento della capacità e dei tempi di concentrazione, del tono del’umore, del sonno, e dell’autoregolazione emotiva. 
Il trattamento è poi inserito in un programma di tipo cognitivo e comportamentale, atto a limitare gli episodi di impulsività, aggressività, aumentare l’autostima e la qualità delle relazioni sia scolastiche che familiari. Un effetto positivo si ha anche per quanto riguarda l’epilessia, non di rado associata all’ADHD.  L’aumento del ritmo sensomotorio (stria sensomotoria) fa sì infatti che possa osservarsi una riduzione delle crisi epilettiche dopo il trattamento, per i soggetti che divengono in grado di regolare tale parametro.
Nell’ottica di un approccio multimodale, valutato come più efficace rispetto ai singoli trattamenti per la cura dell' ADHD, il Neurofeedback è da tempo uno dei trattamenti ’ riconosciuti  a livello istituzionale
Ricerche condotte, con rigore scientifico, supportano la validità della tecnica.  Gli autori hanno concluso che il Neurofeedback può essere considerato trattamento Evidence Based, ossia basato sull’evidenza,  per varie patologie. Anche l’Associazione per la Psicofisiologia Applicata ha posto dei criteri per valutare l’efficacia del Bio e Neurofeedback rispetto alle diverse problematiche cliniche, individuando diversi livelli di efficacia facilmente consultabili e disponibili in letteratura. Risultati di una ricerca condotta  da University of Tennessee,  ha concluso che “The results support and extend previous published findings, indicating that neurofeedback training is an appropriate and efficacious adjunctive treatment for ADHD

Clicca sui Link per pubblicazioni scientifiche internazionali: 


Emicranie e Cefalee muscolo tensive, Bruxismo, Disturbo da stress post traumatico, Ansia e Panico, Fobie, trovano una efficace risposta nella tecnica del Biofeedback. 
Nel prossimo Post, infatti vi parlerò dell’impiego del Biofeedback per le patologie psicosomatiche.
Lo Studio Psicologico e Pedagogico SAN PIO adotta la metodologia Neurofeedback e Biofeedback.
per info: tel.   3381548896 - email:      studiosanpio@alice.it

venerdì 3 maggio 2013

Evento - Workshop



Evento  -  
Workshop




     

























Tavola rotonda per discutere di Associazioni, Giovani e Finanziamenti europei. 
Spesso il mondo dei Finanziamenti appare di difficile fruizione, soprattutto per il mondo giovanile.
A causa di questa difficoltà, molte iniziative, anche di grande valore Culturale, Sociale, Scientifico, restano nell'ombra. 
L'obiettivo di questo incontro è quello di abbattere le distanze tra Giovani, Progetti, e la loro Realizzazione, creando un punto di incontro ed uno scambio comune tra Sviluppo e Risorse.


http://youtu.be/LURlCJYIa-I    clicca qui per il video ufficiale