lunedì 9 luglio 2012

"CASA DOLCE CASA": Come abitiamo realmente la nostra Casa?

"CASA DOLCE CASA": 
Come abitiamo realmente  la nostra Casa?


La Casa ha per l’essere umano una densa Valenza Simbolica. Spesso questa riflette la Personalità di chi la abita e di chi la vive. Gli spazi, gli ambienti, i colori, gli equilibri o le diverse distribuzioni di punti luce/buio ricalcano i bisogni e i vissuti interiori. Ci sono molti modi per definire la casa: Abitazione, Dimora, Alloggio, Nido, Capanna, Focolare, ed ognuno di essi racchiude in sé, il senso e il significato psicologico che, ad essa, si attribuisce. La casa più di ogni altro manufatto umano esprime, anche architettonicamente, la personalità di una Società, la struttura sociale, il carattere, i tabù. Nella Dimensione personale invece la casa è l’equivalente del mondo interiore; ci sono luoghi accessibili e condivisibili con tutti, ambienti “sociali” ed altri più “intimi”,  accessibili a pochi o a nessuno. Spesso ancora, la casa rappresenta il “Porto sicuro”, “una base sicura alternativa” ovvero il luogo di  riparo e protezione per eccellenza, che rimanda a dinamiche di attaccamento, divenendo così il “posto in cui nulla di male e spaventoso  può accadere”, pensiamo  ad esempio, a molti agorafobici o ai soggetti affetti da disturbo da panico.

Per altri la casa rappresenta una sorta di oggetto transizionale.
In questa ottica, pensiamo ad esempio a quanto sia difficile per  alcuni uomini e donne, “abbandonare” la casa materna o d’infanzia o la propria abitazione in vista ad esempio di un Matrimonio,  di una Convivenza o di un Trasferimento. Il più delle volte questi cambiamenti, coincidenti con una nuova Fase di vita adulta, e l’assunzione di nuove responsabilità, sono vissuti come drastici e pieni di ansia.
Ed ancora, pensiamo ad esempio alla difficoltà di molti anziani nell’abbandonare o modificare la propria casa. La casa racchiude in sé, gli eventi di una vita, comprime il tempo attraverso la memoria, un tempo che non è solo Kronos ma anche Kairòs, racconta una storia. La Casa è il luogo dei legami, della serenità o del conflitto, rimarca il senso di appartenenza e delle radici, essendo per di più correlata al concetto di stabilità. Nelle fasi del ciclo vitale, la casa trasversalmente, cambia. Cambiano gli spazi e con essi, le dimensioni e la struttura,  così come i suoi significati. 

Da luogo di infanzia (la cameretta), la casa si evolve,diventa luogo di condivisione (o invasione) di altri soggetti (la casa durante l’Università, sino alla casa condivisa con il Partner). La distribuzione degli spazi rispecchia quella degli spazi Inter - Intra personali, di non sempre facile attuazione.  In questo senso acquista un notevole significato il concetto di Abitare, Abitare come Abitarsi. Gli ambienti cambiano così come le esigenze interiori dell’essere umano. Man mano si ha bisogno di maggiori spazi, e di più spazi, il più delle volte personalizzati. Nella realizzazione della casa si dà vita alla rappresentazione di un nostro luogo interno e alle nostre emozioni. Le varie stanze oltre ad una funzione, assumono un valore anche sociale e vengono abitate a seconda di questa valenza. Sarebbe opportuno nella realizzazione di una casa riuscire a concepire  l’intero sistema di significati e la identità che chi la abita attribuisce ad essa. In tal senso, la casa diventa la proiezione della propria identità.
I mobili, gli arredamenti, non sono semplici “cose” . Negli ambienti e attraverso i complementi di arredo, l’identità recita vari ruoli, a seconda della costruzione dei significati, come nel salotto, ad esempio, ambiente legato allo status, all’apparire, alla relazione pubblica e sociale. La maggioranza degli Incontri professionali, delle riunioni, avvengono perlopiù nel Salotto, luogo dell’identità e dell’interazione sociale per eccellenza. Sempre più il Salotto acquista grandi dimensioni, grandi distanze. Nel Salotto vi è solitamente l’esposizione di suppellettili pregiati, trofei, a volte tanto esagerata quanto più si cerca di “mostrare/si”, è il luogo in cui  regna l’esteriorità.
La Cucina, ambiente del nutrimento ma anche dell’erotismo, è sicuramente un ambiente di gran lunga più intimo ma anche legato alla creatività. Pare che ci si impieghi maggior tempo nella scelta dell’arredamento e nella progettazione della Cucina, rispetto alla scelta dei restanti ambienti della casa. La Cucina è il luogo in cui le distanze si abbassano, si dimezzano, in cui siamo più noi stessi, condivisibile con molti ma non con tutti.

Altro ambiente di fondamentale importanza, è la Camera da Letto.La Camera da Letto è il posto in cui trovare accoglienza e accogliere, a nostra volta, l’altro, il primo luogo in cui ci si apre all’altro intimamente, ci si fa vedere, seppur temporaneamente nella propria “vulnerabilità”. Il letto, le dimensioni e la forma, i colori delle pareti, gli armadi, ecc. costituiscono oggetti scelti tenendo conto del sé intimo.
Il Bagno, non di minore importanza,  è il luogo privato e intimo per eccellenza, l’ambiente off limits e nel quale si tollerano meno le intromissioni. Il Bagno non è una spazio co - condiviso. 
È chiuso. Il primo gesto è difatti quello di chiudere la porta, limitare l’accesso agli altri. È una spazio intimo, non solo per via dell’utilizzo, ma per la rappresentazione simbolica che esso ha. È il luogo in cui si è soli con se stessi, si recupera una dimensione personale, un luogo quasi terapeutico.Non è un caso come spesso nelle alterazioni psicopatologiche anche le modalità rappresentative e di vita della Casa e dei suoi Ambienti, si modifichi. Pensiamo ad esempio come nei Disturbi Alimentari, la Cucina diventi luogo ansiogeno ed ambiguo, mentre altre stanze come salotto e camera da letto, meno consoni, si prestino al consumo di un pasto, disordinato; ancora, nelle Depressioni, dove la camera da letto e il buio divengono i luoghi privilegiati.  
Affinché la casa diventi un Luogo Terapeutico è bene che essa venga concepita nel modo più armonico possibile, tenendo conto delle molteplicità delle sfaccettature dell’universo interiore della Persona, quel mondo interiore che se fluttuante, ci rende erranti, incapaci di “fermarci”, di “abitarci per poi essere in grado di abitare”. 


a Cura di Dott.ssa Carriero

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