sabato 28 luglio 2012

DR. JEKYLL E MR HYDE: IL FENOMENO DELLA COMUNICAZIONE PERSUASIVA

Cari Lettori del Blog, come promesso, torniamo ad occuparci di Comunicazione persuasiva, non senza un pizzico di fresca ironia. 
Ci siamo lasciati con un dubbio, ossia quanto la Comunicazione Persuasiva, e quindi efficace, non fosse poi che il lato benevolo della Manipolazione, una sorta di Dottor Jekyll e  Mr. Hyde della Comunicazione.
Di comunicazione persuasiva ne fa un ampio uso la Politica, la Pubblicità ed il Marketing, ecc. 
Tutto, o quasi, in nome del consumo. Ma comunicare, o meglio comunicare bene ed efficacemente, non è roba da poco: è una vera e propria Arte. 
Perché un messaggio sia percepito, è necessario che il cervello del destinatario sia "disponibile": il nucleo centrale è renderlo predisposto a questa ricezione. 
Il Marketing, ad esempio, sta esplorando "nuovi territori", al fine di individuare Tecniche di persuasione sempre più efficaci, per capire quali e come funzionino, i canali preferenziali di elaborazione dell'informazione. 
Ed eccoli così, armati e pronti a rilevare i neuromarkers, con metodologie di Brain imaging, nelle aree Ipotalamiche attivate, la tipologia di neurotrasmettitori secreti, e le possibili emozioni prodotte dinanzi ad una Immagine pubblicitaria. 
Ma, lontani da cotanta Scienza, vi è un modo molto più easy di tracciare un profilo utente che permetta di far capire al nostro comunicatore, come può efficacemente convincerci: ed è ancora una volta il consumo a darci il suggerimento, ossia tessere fedeltà, bancomat, raccolta punti, le quali, consentono di elaborare un profilo di comportamento d'acquisto.
In tutto ciò, è chiaro che vi sono  i cosiddetti "cervelli predisposti" più elegantemente definiti, Bersagli sensibili.
Un comunicatore efficace, "esamina" i propri bersagli nell'intento di  ottenerne innanzitutto la fiducia, attraverso  una prima fase di ascolto, poi di  valutazione (titubanza), infine di decisione. 
Ed eccovi dinanzi all'ennesima puntata di un talk show politico ("ma non avevate detto che non ne potevate più di questi politici?"ndr), o  nelle piazze durante le campagne elettorali, o magari a guardare incuriositi un nuovo prodotto in TV ("... magari, con soli 3 minuti al giorno, potreste ottenere davvero addominali scolpiti!" ndr).
Ecco insinuarsi il Dubbio! 
La Politica estasiata da questo corteggiamento, ne è rimasta incantata. Ma qui il Prodotto non si tocca, non si vede, non si sente (rare volte..), non dà addominali scolpiti, ne lo puoi indossare. Bell'affare!!!
Ecco che la "programmazione del linguaggio" poteva essere l'unica via d'uscita.
Sì perché, nella Comunicazione strategica, di tipo politico, si parla o per "Luoghi comuni o per Luoghi OSCURI". Un tempo (oggi resta ben poco, ndr), il Politichese, ossia non riuscire a spiegarsi, era considerata una Strategia della Comunicazione politica, soprattutto se si cercava di guadagnare voti da un elettorato rurale, dove era applicata  l'equazione "minore chiarezza = maggiore cultura".  
Una volta svelato l'arcano e aperto il Vaso di Pandora, tutti i mali del Mondo sono venuti fuori. 
L'elettorato, sempre più confuso, ha iniziato a chiedersi se trattavasi, in realtà, di Malviventi o di Poeti.., ed allora si è passati ai "Luoghi comuni".
I Luoghi comuni erano più rassicuranti, per quanto ridicoli. 
La comunicazione dei luoghi comuni ha contaminato tutto il Linguaggio parlato, è entrato nelle case degli italiani, ha creato le differenze, è stato catalizzato dai Mass media. 
Ed ecco,  che i lavoratori vanno  a lavoro, i Ministri vi si recano, la gente fa un mestiere, i politici si occupano di faccende, noi usciamo, loro incontrano gente..
Fallito anche questo tentativo, è stata la volta delle Parole Vaselina, forse meno dolorose, di cui Pubblicità, Marketing, Politica e anche Burocrazia si sono dotate. Hanno iniziato così a definire cose e persone "non per cosa fossero, ma per cosa non fossero" ed a parafrasare i sostantivi: es. sciopero del personale Non docente (un tempo, i Bidelli), Esproprio proletario (un tempo rapina, furto,) ecc.
Ai giorni nostri, nella  culla della Società post moderna, la Comunicazione è stata anche, Imperativa ("Vota Sì, Differenziati, Unisciti",) Comica, "Impressionista", Demagogica, High tech, ecc, evolvendosi sempre di più e diventando sempre più seduttiva, implicita, tecnologica, sofisticata.. Persuasiva! 
Capace di cogliere l'Attenzione, rubare il Tempo ad ognuno di voi ed "iniettare il messaggio", che successivamente avrà modo di agire.. 
Ne siete Convinti ... ???

Avete Domande, Curiosità, o semplicemente vorreste saperne di più su,
Sessualità, Disfunzioni legate all'Erezione, Vaginismo e dolore durante i rapporti sessuali, Eiaculazione precoce, Anorgasmia, ma anche su Contraccezione, Amore, Desiderio, ecc. 
Scrivetelo nella Sez. Commenti, e risponderò alle Vostre domande in un apposito Post

Dott.ssa Carriero - Psicologo clinico - Sessuologo

giovedì 26 luglio 2012

Post in pillole: Anoressia Nervosa 5 DOMANDE

Come faccio a capire se mia figlia ha l'Anoressia nervosa?
L'Anoressia Nervosa (AN) fa parte dei cosiddetti Disturbi del Comportamento alimentare o Disturbi alimentari psicogeni. 
Se avete notato un cambiamento nelle abitudini alimentari di vostro figlio, una restrizione alimentare, una riduzione calorica, vi è la paura di ingrassare, una sempre crescente preoccupazione per l'aspetto fisico, il cibo, le forme, il peso corporeo, se avete notato un calo di quest'ultimo, l'aumento di attività fisica, uso di diuretici, lassativi, vomito, ed ogni occasione è buona per saltare il pasto, è possibile che vi  troviate dinanzi ad un Disturbo alimentare, ed è necessario approfondire.

Quali sono le conseguenze?
L'Anoressia nervosa è una Malattia insidiosa ma dalla quale si può guarire. Le conseguenze possono essere sia di natura fisica che psichica, dalla Amenorrea, alla perdita della fertilità, a gravi squilibri elettrolitici, a scompensi cardiaci, a sintomatologia psichiatrica, ecc, sino, nei casi più gravi, alla morte

Cosa posso fare?
Se avete notato alcuni dei comportamenti di cui sopra, è il caso di parlarne con vostro figlio e successivamente con uno Specialista. 
Molto spesso i soggetti con Disturbo alimentare  minimizzano o tendono a reagire male alla possibilità di consultare uno Specialista. Il problema viene negato e non riconosciuto.

Si può guarire?
L'Anoressia nervosa si può curare. La guarigione è un percorso arduo e lungo, questo dipende anche dalla cronicità e dalla gravità del disturbo. Richiede forza e motivazione da parte del soggetto e la consapevolezza di soffrire di una Malattia, che nel lungo tempo, può diventare invalidante. Anche la famiglia ha un ruolo fondamentale nel percorso terapeutico.

A chi posso rivolgermi
Fare presente al medico curante della situazione per gli eventuali approfondimenti medici (esami ematochimici, ecc), e dopo rivolgersi ad uno Specialista Esperto nel Trattamento dei disturbi Alimentari. 
Uno Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale che abbia esperienza nel Trattamento di DCA o uno Psichiatra Psicoterapeuta con questa Specializzazione, possono aiutare ad affrontare il problema.
Il Trattamento dei DCA è la Psicoterapia.
A mio avviso, le terapie Cognitivo comportamentali, sono quelle che meglio si prestano ad affrontare il problema, sia sulle variabili Cognitive distorte, che sui Comportamenti, tra cui proprio quello alimentare, soprattutto se si avvalgono di un lavoro di Equipe (Medico/Nutrizionista).

Altre domande? Scrivete e Pubblicheremo un Post con tutte le  risposte

mercoledì 25 luglio 2012

"QUESTO AMORE è UNA CAMERA A GAS". STORIE DI ORDINARIA DIPENDENZA


Cari Lettori e Lettrici del Blog, oggi parleremo di 


Dipendenza Affettiva o Love addiction

Perché, a volte, è quasi impossibile "slegarsi" da un legame affettivo? 
Perché ci si "vota" totalmente ed incondizionatamente all'altro, al punto tale, da Perdere di vista se stessi?

La pretesa non è esaurire una così articolata Tematica, in un solo Post, bensì illustrarvi con semplicità, ma anche con Rigore clinico, 

le Dinamiche psichiche coinvolte nella Dipendenza affettiva e come esse agiscano.

A volte Amare diviene Amare troppo e questo accade quando, pur non sussistendo le condizioni per una Relazione appagante, fondata sul rispetto, la reciprocità, la gioia condivisa, si continua a portare avanti una relazione, che non soddisfa questi criteri. 
Eppure per il Dipendente affettivo, tutto questo è Amore. 

Sono "Amore":




i Tradimenti continui, le Umiliazioni





  i Maltrattamenti.





         le Percosse







Quando Amare significa Soffrire (nelle dipendenze affettive, questa è una costante), forse si sta "amando troppo.".
La Dipendenza affettiva vede protagoniste soprattutto soggetti del sesso femminile, Donne, pronte a giustificare e comprendere, ogni atteggiamento del partner, nell'aspettativa che "lui cambi".
Queste donne sono "realmente votate" al martirio e destinate, il più delle volte, alla delusione.
Le "Amore dipendenti" infatti, presentano clinicamente le stesse caratteristiche delle altre forme di Dipendenza, ma la loro dipendenza non è una sostanza o un comportamento, bensì una persona. 
Le Amore dipendenti infatti,  si identificano totalmente con il proprio Oggetto d'amore  e credono che, amando e "fondendosi con esso", il proprio desiderio e bisogno di una relazione duratura e stabile, si realizzi. Il più delle volte questi desideri sono irrealizzabili e le aspettative irrealistiche, anzi assumono i connotati di vere ossessioni. 
La persona con Dipendenza affettiva ha, per questo, un forte timore del cambiamento, e dedicando tutta se stessa all'altro, spera di riuscire nell'intento. L'amore diviene un modo per colmare dei vuoti affettivi che affondano le radici nei rapporti d'infanzia (es.una figura di attaccamento affettivamente non disponibile), cercando così di risanare una ferita, antica. 
Alcune Ricerche hanno riportato che, nelle donne che hanno sperimentato, durante l'infanzia, relazioni problematiche con la figura paterna, e si siano confrontate con  modelli relazionali genitoriali uomo - donna problematici, le scelte relazionali future, ne fossero influenzate.
Tutto ruota intorno al partner "salvatore che ripagherà di ogni male", fornendo di fatto così, la dignità di "esistere". Sì, perché le dipendenti affettive non esistono da sole, in loro regna una costante Paura dell'Abbandono, della Solitudine, della Separazione"Senza l'altro non sono niente"
La Dipendenza ha la caratteristica di fondarsi paradossalmente sul Rifiuto, senza del quale, la dinamica non si innesca.
Per questo, la persona dipendente si orienterà verso partner problematici e/o irraggiungibili. 
La Dipendenza è alimentata dal rifiuto, dalla negazione di sé, dal dolore, che, proporzionalmente, aumentano la presunzione del soggetto di "riuscire nella titanica impresa di cambiare il partner e magari salvarlo dai propri problemi". Pertanto, più il partner non elargisce amore più ci si "ostina" di farsi amare come si desidera, elemosinando attenzioni, richiedendo conferme, votandosi completamente all'altro.
Le Dinamiche amorose e intime degli Amore dipendenti non sono Sane e Funzionali, ma si fondano sulla negazione del sè. 
E' un perfetto "perverso" gioco a due, in cui il partner dipendente con uno scarso concetto di sè e una scarsa autostima si "incastra", (scegliendola) con una Personalità, altrettanto, disturbata (Anaffettiva, Sadica, Narcisista, con dipendenze da alcool, droghe, gioco d'azzardo, ecc.),per dare vita ad una Co-Dipendenza.
Sono tutte quelle Storie, con il classico copione, in cui il partner dipendente "subisce", ogni maltrattamento fisico e psicologico, dalle aggressioni sino all'abuso, per poi "ridimensionare" sempre l'accaduto, pur di non mettere a repentaglio la relazione o il matrimonio. Ci sono poi situazioni meno eclatanti ma altrettanto problematiche, in cui il Dipendente, accetta di subire ogni tipo di umiliazione psicologica da parte del Partner, come insulti, tradimenti continui e ripetuti, relazioni parallele, ecc.
In alcuni momenti, l'amore dipendente può prendere consapevolezza della propria problematica, ma è la stessa consapevolezza di non essere capace "di un amore e di un amare diverso", unito al senso di vuoto esistenziale, a rigettarlo nella spirale perversa.
In queste relazioni è possibile rintracciare inoltre, una sorta di ambivalenza affettiva "né con te, né senza di te"; di fatto, le alternative non sono mai possibili, sino, nei casi estremi, a veri e propri atti tragici. 
La Paura e l'Angoscia di perdere l'Oggetto amato, dominano nella vita e nella mente del dipendente affettivo.
Attualmente il DSM IV, non contempla, la Dipendenza affettiva tra i Disordini clinici riportati, ma ne accomuna la manifestazione "fenomenologica", alle altre forme di dipendenza (eccitazione, dose, ecc)
Clinicamente, possiamo affermare che, i Modelli di Attaccamento con le nostre relazioni originarie, ossia quelle familiari, determinino prepotentemente la natura delle relazioni affettive adulte (scelta del partner, innamoramento, dinamiche affettive,  intime e sessuali).
Se sin da bambini non ci si è mai sentiti degni di amore, desiderabili o desiderati, se non si sono sviluppate la capacità di uno scambio affettivo reciproco e adeguato, se si sono avute figure genitoriali poco presenti, anaffettive, se ci si è sempre sentiti responsabili, se ci si è "adultizzati precocemente", se si sono subite violenze sia fisiche che psicologiche, maltrattamenti, abusi, ecc, si è predisposti a  sviluppare una modalità affettiva e comportamentale, di tipo dipendente.
Se ci si rende conto di vivere oramai come "schiavi d'amore", se questa condizione genera un profondo stato di sofferenza, di frustrazione, di vergogna, di rabbia, di paura, sensazione di inferiorità e di profonda gelosia, se il timore dell'abbandono, della separazione, della solitudine (la fine di una relazione, per quanto dolorosa, è un lutto che può essere elaborato e superato) costituiscono una ossessione ed una angoscia, e non riuscite ad uscirne, è possibile che vi troviate in una condizione di Dipendenza Affettiva. 
E' necessario per uscirne, spezzare la catena che vi lega ad un rapporto dipendente.
Questo processo, faticoso e doloroso, è l'unico modo per aprire un varco che vi consenta di riappropriarvi della vostra vita. E' un modo per imparare ad avere una propria autonomia, per recuperare l'autostima e iniziare a prendervi cura di voi stessi.
Questo può essere fatto attraverso l'aiuto di un Esperto, ma è necessario, per diventare consapevoli, dapprima, smettere di giustificare e accettare che non si tratta di  Amore, ma di Dipendenza, e trovare il coraggio di parlarne con qualcuno.

L'Amore non è Sofferenza,

se Sofferenza è, 
allora...

NON è AMORE















... Buon Ascolto...

venerdì 20 luglio 2012

LA DEPRESSIONE: CONOSCIAMO MEGLIO IL "MALE OSCURO"


"MalinconiaMale oscuro..."
questi e molti altri, i modi, per definire la 
DEPRESSIONE.


Disturbo dell'umore caratterizzato da Sintomi cognitivi, somatici, comportamentali e affettivi, la Depressione, NON è un semplice abbassamento del tono dell'umore, ma l'insieme di più sintomi, tra cui:

• Facile irritabilità (nervi a fior di pelle)
Disturbi del sonno (difficoltà ad addormentarsi, risvegli  frequenti)
• Ansia
Pianto facile
• Disturbi dell’appetito preval. Di tipo anoressico
Visione pessimistica
Scarsa autostima
• Senso di colpa, vergogna, inadeguatezza
• Sensazione schiacciante di infelicità, tristezza, inutilità, di fallimento, perdita di  speranza, ecc
• Perdita di interesse per tutte le attività che prima elicitavano piacere
• Difficoltà a concentrarsi e Rallentamento ideomotorio
• Perdita di interesse delle relazioni, calo della libido
• Ideazione suicidaria e pensieri di morte

Se 5, o più ,di questi sintomi sono presenti da un periodo di più di due settimane e non dipendono da condizioni mediche generali o uso di sostanze, e compromettono la qualità della vita professionale e affettiva, comportando così, un cambiamento del livello di funzionamento globale rispetto al periodo precedente (Criteri DSM IV), è possibile che siamo di fronte ad un Quadro Depressivo. 
La Depressione può manifestarsi in diverse forme: se si tratta di un Episodio transitorio, parleremo di Episodio Depressivo, se di un vero e proprio disturbo, di Disturbo Depressivo.
La Depressione, può raggiungere differenti Livelli di Gravità e includere la Mania e il Disturbo bipolare, ai quali dedicheremo un successivo Post.
Nella maggior parte dei casi però, la Depressione si configura come Disturbo Depressivo maggiore, cioè un decorso clinico caratterizzato da più episodi depressivi maggiori.
Ma la Depressione non è solo questo, è anche: 
§  Distimia (o disturbo distimico): presenza di umore cronicamente depresso, per un periodo di almeno due anni. In questo caso i sintomi depressivi, nonostante la loro cronicità, sono meno gravi e non si perviene mai a un episodio depressivo maggiore
§  Disturbo dell'adattamento con umore depresso e Depressione reattiva: è conseguenza di uno o più fattori stressanti e si manifesta in genere entro tre mesi dall'inizio dell'evento con grave disagio psicologico e compromissione sociale. Solitamente eliminato il fattore di stress, tale depressione scompare entro 6 mesi; la seconda invece, dovuta ad un evento scatenante come un lutto, una separazione, un fallimento, i cui sintomi però si dimostrano eccessivamente intensi e prolungati rispetto alla causa scatenante
§  Depressione secondaria: dovuta a malattie psichiatriche e non o a farmaci. Spesso infatti alcune malattie mostrano come primi sintomi variazioni del tono dell'umore, 
§ Depressione mascheratache si manifesta principalmente con sintomi cognitivi, somatici o comportamentali, a dispetto di quelli affettivi.
 §  Depressione post partum.









QUALCHE DATO EPIDEMIOLOGICO
(Norman Sartorius, 2000)


Si stima che la Depressione interessi :

il 3-4% della popolazione generale
il 10% di tutte le richieste rivolte ai servizi di medicina generale
il 25% dei pazienti ricoverati per patologie croniche
il 25% degli ospiti delle Case di Riposo, Reparti geriatrici,ecc
il 5-9% di point prevelence per le donne, e  2-3% per gli uomini (l’attuale DSM IV non tiene conto delle cosiddette  Depressioni “sotto soglia” frequenti, ma spesso sottovalutare)
il 12% donne, 8% uomini nella popolazione anziana (Studi europei multicentrici)

Uno studio condotto dalla WHO in 11Paesi (Belgio, Colombia, Cina, Francia,Germania,Giappone,Italia,Libano,Messico,Nigeria,Olanda,Spagna,Ucraina,StatiUniti) ha documentato che, per i disturbi dell’umore, i tassi prevalenza variano tra l’ 0,8 della Nigeria al 9,6% degli Stati uniti. 
Le differenze possono essere interpretate sulla base di una diversa attenzione per i disturbi mentali, legata a condizioni sociali, culturali (etnopsichiatria), economiche. Le Culture Orientali invece sembrano avere tassi di depressione  inferiori, con prevalenza in campioni “urbani” vs “rurali.
Come avrete avuto modo di osservare dunque, la Depressione è un disturbo davvero molto articolato e interessa l'intera Popolazione mondiale.


QUALI CAUSE?


Dopo i dati e le definizioni di base, necessarie per conoscerne l'articolazione, cerchiamo di capire più semplicemente, Chi è la persona depressa, Cosa può causare la Depressione, se ci sono soggetti più a rischio e quali caratteristiche hanno, e quali sono, oggi, le Terapie utilizzate.
Le Teorie che hanno cercato di fornire spiegazioni circa la genesi di questo disturbo, sono svariate e si rifanno ai diversi Modelli di riferimento, ai quali si rimanda, per approfondimenti specifici (Modello freudiano, Modello junghiano, Modello esistenzialista, Modello cognitivista, ecc.).
Ma, al di là di postulati teorici e modelli, tuttora non ci sono dati circa una causa specifica della Depressione. 
Le Ricerche e gli Studi condotti, basati sull'evidenza scientifica, hanno riportato che la Depressione sia il risultato dell'interazione di fattori, biologici, genetici e psicologici 
Le influenze genetiche sono responsabili di una Vulnerabilità biologica maggiore, soprattutto tra parenti di primo grado, costituendo perciò un fattore di rischio. 
Non sono un caso, le Famiglie in cui il disturbo sembra "trasmettersi" di generazione in generazione. 
Va ricordato, inoltre, che in questi casi concorrono, oltre che a fattori genetici, Fattori di Apprendimento dei modelli cognitivi e comportamentali, di  tipo depressivo.
La persona che soffre di Depressione presenta un Funzionamento (cognitivo, comportamentale, emotivo) globale, deficitario.
La visione pessimistica predomina in tutte, o quasi, le Aree di vita della persona: professionale, relazionale, intima, sociale. 
Soggetti che, durante il corso della vita, non hanno costruito una buona Autostima, presentano probabilità maggiori di sviluppare un Disturbo depressivo.
Anche esperienze traumatiche o di abbandono e perdita di figure significative, durante l'infanzia, possono costituire, fattori di rischio.
Ereditario o Appreso, il Disturbo depressivo presenta anche cause di natura organica,    che comportano modificazioni a livello biochimico, in particolar modo del neurotrasmettitore Serotonina, e sulle quali bisogna intervenire.


Cari lettori, come si può evincere, stiamo parlando di un disturbo davvero molto articolato e fatto di molte sfaccettature pertanto, una accurata Anamnesi e una precisa Diagnosi, consentono di improntare un più efficace Trattamento


RICORDATE:

la Depressione non è una semplice sensazione di tristezza,


non basta "SFORZARSI" per uscirne,


richiede l'intervento di figure specializzate per la Psicoterapia e per la Farmacoterapia,


è una malattia e come tale va trattata


Guarire si può.


L'esordio, che di solito segue un evento stressante, è legato a molti fattori, anche ambientali. 
Non sono rari i casi in cui, il soggetto entri in una fase di Depressione in seguito a malattia fisica: cancro, ischemie cerebrali, infarto, ecc.
Le Donne fanno esperienza di depressione con ua frequenza maggiore rispetto agli Uomini: molti fattori come mestruazioni, gravidanze (si rimanda al Post Mai da sole. Conoscere la Depressione Post Partum. ), menopausa, aborti, possono contribuire a ciò.
La Depressione negli uomini è meno riconosciuta, probabilmente anche a causa di stereotipi culturali, legati al sesso maschile; frequenti, in questi ultimi, sono i comportamenti  per farvi fronte, come uso di alcol, droghe, ecc.



DEPRESSIONE ED ANZIANI

Anche negli Anziani, la Depressione è spesso misconosciuta e considerata, il più delle volte, una caratteristica legata, al naturale processo di Invecchiamento. 
Se non diagnosticata e trattata, è spesso motivo di una inutile sofferenza. 
I sintomi sono spesso difficili da diagnosticare, sia perché l'anziano tende a riportare una sintomatologia più fisica che emotiva, sia perché l'uso concomitante di farmaci, con effetti collaterali simili, può depistare la diagnosi. 


LE TERAPIE
Guarire dalla Depressione è possibile.
I Trattamenti prevedono la Psicoterapia, la Farmacoterapia o la combinazione di entrambi. 

La PSICOTERAPIA COGNITIVO COMPORTAMENTALE consente di ottenere ottimi risultati e si basa sulla modificazione degli stili di pensiero e dei comportamenti tipici dell'organizzazione cognitiva di tipo depressivo. La modificazione di questi Schemi, consente di far fronte a quelle che sono le Modalità disfunzionali, in grado di causarla, mantenerla e cronicizzarla.







La FARMACOTERAPIA, spesso necessaria, prevede la somministrazione di farmaci antidepressivi (SSRI, IMAO, TRICICLICI, SNRI, RIMA, ecc), per un periodo minimo di 6 mesi. E' possibile che si debbano fare alcuni tentativi prima di trovare il farmaco o la combinazione di farmaci, adatta al soggetto. Come tutti i farmaci, anche gli antidepressivi possono presentare alcuni effetti collaterali. Questi farmaci richiedono un pò di tempo prima di dare effetto e vanno somministrati sotto stretto controllo medico, sia in fase di assunzione che di sospensione.


La combinazione di entrambi i protocolli è sicuramente una ottima strategia terapeutica, in quanto consente di ripristinare una funzionalità organica e biochimica, e una funzionalità psicologica..
Oggigiorno tuttavia, vi è un eccessivo ricorso agli Psicofarmaci, a tal punto che, l'OMS ha lanciato l'allarme. Sempre più, oramai, si cerca di delegare ai farmaci la responsabilità del proprio Benessere senza di fatto intervenire sugli stili di vita e di pensiero che causano il Disturbo. 
La Depressione attraverso i sintomi, ci comunica che si stanno perpetrando Schemi esistenziali oramai obsoleti per la persona. Attraverso la Crisi depressiva, si cerca di "reagire" a schemi mentali, manie, pensieri fissi, che cristallizzano la nostra mente e le nostre Risorse. Se compresa e trattata nel giusto modo, è possibile guarire e  ritrovare la strada per l'equilibrio ed un maggior Benessere.

Torneremo nei prossimi Post a parlare di DEPRESSIONE, Come curarla, Quali consigli per affrontarla, e Prevenirla.


A cura di Dott,ssa Carriero







martedì 17 luglio 2012

EIACULAZIONE PRECOCE: TRA VERITA' E FALSI MITI



Cari Lettori del Blog,  oggi vi parlerò di una tra le più diffuse Disfunzioni Sessuali Maschili: l'Eiaculazione Precoce, scientificamente: Eiaculatio Precox










L'Eiaculazione precoce, oltre a essere, statisticamente, la disfunzione sessuale maschile più frequente, è anche quella intorno alla quale aleggiano informazioni non sempre complete e corrette e  falsi miti. L' Eiaculazione precoce può essere primaria o secondaria, e generalizzata o situazionale. Non necesssariamente è correlata con la psicopatologia, questo significa che possono soffrirne anche soggetti psichiatricamente sani; inoltre, può interessare soggetti di qualunque strato socioeconomico.
Definire l'Eiaculazione precoce non è semplice. In questa Disfunzione l'uomo è Incapace, ossia non riesce, ad esercitare Volontariamente un Controllo sul Riflesso eiaculatorio, quindi non appena l'eccitazione sessuale raggiunge il culmine, l'orgasmo avviene rapidamente.
La difficoltà diagnostica sta nella variabilità dei criteri di riferimento adottati, ossia in relazione a cosa il soggetto si definisce eiaculatore precoce: ad es. rispetto al numero di movimenti necessari in vagina prima dell'orgasmo o perché l' orgasmo è sempre precedente a quello della partner? o ancora, il soggetto eiacula prima della penetrazione?
Le situazioni possono essere svariate.
D. Quando, allora, un uomo dovrebbe pensare ad un problema di Eiaculazione precoce?
R. Quando è assente ogni forma di controllo volontario sul riflesso eiaculatorio, ossia diventa difficile, se non impossibile, controllare l'arrivo di un orgasmo che diventa, inevitabile. 

In questi casi, il soggetto non "controlla" tutte le sensazioni che precedono l'orgasmo, il quale diventa, ripetiamo, un semplice atto riflesso. 
NON è quindi il TEMPO impiegato per l'eiaculazione o il numero di spinte durante il coito a determinare l'eiaculatore precoce, in quanto, questi paramentri possono variare a seconda del contesto culturale e interpersonale
E' ovvio che, l'assenza di percezione e l'inevitabilità, tipica del riflesso, fanno sì che l'uomo eiaculi rapidamente, ogni qualvolta è raggiunta una soglia di eccitamento molto alta. 
E' anche vero però che, l'eiaculazione precoce va identificata laddove è presente ma non individuata come tale: ad esempio, nei giovani ragazzi con una forta spinta sessuale, che confondono eccellenza fisica e prestazione con il numero e la rapidità delle eiaculazioni, non prestando di fatto attenzione, all'assenza delle sensazioni pre orgasmiche.
La capacità di controllare la propria eiaculazione, affinchè questa non funzioni come un puro atto riflesso, consente all'uomo ed al partner di sperimentare una Sessualità più appagante ed esplorativa.
Il problema di molte coppie o singoli, che giungono all'attenzione, è spesso, quello di un vero e proprio circolo vizioso che si è ormai innescato: Ansia/paura - Aspettative - Ansia/paura -  Eiaculazione Precoce, che intensificano il problema. 
L'astio coniugale, venutosi a creare, legato all'insoddisfazione della partner, allo stato di tensione, alla scarsa Comunicazione, alla difficoltà dell'uomo di "tenere l'erezione" senza  però raggiungere inevitabilmente l'orgasmo se troppo eccitato (in caso contrario avremmo parlato di Disfunzione erettiva, cioè "Impotenza"), fanno si che, tutto il clima relazionale, e sessuale, ne risenta.
Non mancano a questo proposito soluzioni "fai da te".  Molti uomini mettono in atto, magari su consiglio di amici e conoscenti, comportamenti quali: distrarsi, procurarsi un dolore fisico, attivare altre fantasie, fare docce fredde, intensificare l'attività fisica, avere molti orgasmi prima del coito, masturbarsi, ecc. 
Tutti questi metodi, ritardano di fatto l'eiaculazione, ma NON risolvono il problema, anzi lo mantengono e con il passare del tempo amplificano il Senso di Frustrazione e di Inadeguatezza sessuale e mortificano il piacere erotico
Le conseguenze sono rapporti sessuali sempre più deludenti, frustranti, densi di tensione e partner non appagati, che danneggiano la complicità e la relazione intima.
Le cause dell'Eiaculazione precoce, laddove vengano escluse condizioni mediche generali, e quindi deficit anatomici, neurologici, psichiatrici, ecc, possono essere differenti e variare da caso a caso, ma di fondo, il comune denominatore, resta l'ANSIA.
Le Terapie messe a punto sono differenti, da quelle farmacologiche,(SSRI, anestetici locali), che portano a risoluzioni temporanee per poi riproporre la sintomatologia alla sospensione del trattamento, ai tentativi di risoluzione chirurgica, alle Terapie "dei perché" psicoanalitiche, di cui non sono disponibili studi di evidenza scientifica, circa l'esito di successo. Tutte "delegano" il problema, non favorendo un (funzionale) apprendimento attivo e risolutivo della sessualità, riducendo la salute sessuale e il benessere di una coppia ad una "semplice pratica di pochi secondi", quei pochi secondi appunto, "necessari a concludere il rapporto". 
La Sessualità esula però da aspetti puramente "meccanicistici", e si fonda su Consapevolezza, Reciprocità, Empatia.
Ottimi risultati sono dati dalle Terapie Psicosessuologiche che mirano a ripristinare e/o acquisire una capacità di controllo eiaculatorio sufficiente per avere un rapporto appagante, e  a migliorare la qualità della Comunicazione tra i partner. Le terapie hanno una durata compresa tra 12 - 15 sedute (salvo le eccezioni del caso), ma studi dimostrano che già dopo due settimane di trattamento, vi è la ripresa di una funzionale Sessualità. 
Le Terapie Psicosessuologiche hanno come finalità, l'acquisizione di nuove "Competenze sessuali" attraverso "un nuovo apprendimento".
Ancora una volta, bisogna superare il muro di vergogna che spesso ostacola la decisione di rivolgersi ad uno Specialista Psico sessuologo o Psicoterapeuta - Sessuologo. 
Uno Specialista professionale comprende lo stato di Sofferenza e Frustrazione in cui il paziente arriva, non giudica ma accoglie e ascolta il problema, al fine di adattare il trattamento al paziente. L'Eiaculazione precoce limita, di fatto, una serena espressione della Sessualità maschile.




Curare l' EIACULAZIONE PRECOCE  si può!






a cura di Dott.ssa Carriero
Psicologo clinico - Sessuologo

venerdì 13 luglio 2012

"SE MI LASCI NON VALE". La Fine di un Amore

Una delle esperienze più dolorose per l'essere umano è la Separazione definitiva da un suo simile che ama. L'unica consolazione resta la consapevolezza circa la caducità delle cose e quindi anche delle relazioni.
Cari Lettori del Blog, questo è  il tema che voglio affrontare oggi : La Fine di una Relazione sentimentale,  in cui uno dei due Partner, contro la volontà ed il desiderio dell'altro, decide di interrompere il rapporto sentimentale per fine dello stesso, perché ha un nuovo partner, per incompatibilità relazionale, ecc. 
Per nessuno o quasi, è possibile esimersi dal dolore che la fine di una relazione comporta, un dolore che lacera, che graffia l'anima. 
La Fine di un Amore e quindi la separazione tra gli amanti è quello che noi Clinici chiamiamo "un Dolore narcisistico", che mette cioè  in discussione, la propria Autostima e la propria Identità.
Il dolore provato nella Fine di un Amore è simile ad un vero e proprio Lutto, in cui regna il tema della morte, ossia quella che Caruso chiama, "l'esperienza della morte nella coscienza dell'altro", più semplicemente, all'improvviso il soggetto si accorge di non esistere più nei pensieri e nella mente del partner. Si tratta di una separazione fisica e psicologica.
Questo dolore non risparmia nessuno dei due sessi. Ed ecco allora che sopraggiungono sentimenti ed emozioni quali la Disperazione, la Protesta,  la Rabbia, l'Aggressività, la Sofferenza, e molti meccanismi di difesa che la persona mette in atto per preservarsi dal dolore dilaniante, sino a vere e proprie derive psicopatologiche come Ansia, Panico, Depressione. 
Solitamente il primo tentativo del partner che subisce la decisione, è il tentativo di Ricongiungimento, sperimentato in molti modi: telefonate, regali, idee di cambiamento, promesse, perdono corteggiamento, sino a manifestazioni di odio e rabbia, tutto pur di evitare il Distacco.
Qualsiasi tentativo è valido, purché serva a mantenere un minimo Contatto e una Comunicazione con l'altro. 
Le domande che il partner abbandonato si pone, lo gettano in uno stato di totale incredulità circa l'accaduto, anche nelle situazioni in cui nella relazione vi erano da tempo delle chiare ed evidenti difficoltà: "Come mai è accaduto", "Perché proprio a noi", "Ci amavamo tanto, non è possibile", "Non posso crederci, litigavamo ogni tanto, ma andava tutto bene". E' così che, si iniziano a passare  in rassegna tutte le possibili cause, mettendo sotto la lente del microscopio, il rapporto.
Nello sgomento e nell'incredulità si fa avanti un sentimento di disperazione dato da questa "Catastrofe dell'Io", in cui due persone dapprima unite in una Diade fusionale, si separano trovandosi prive di una propria Identità.
E' il caso di quelle coppie che hanno vissuto un Rapporto simbiotico in cui l'Autonomia e gli spazi vitali reciproci non venivano rispettati, la classica coppia che "Pensa, agisce e vive sempre e solo in 2".
Tra i primi meccanismi di difesa messi in atto dall'abbandonato nei confronti dell'abbandonante, qualora i tentativi di ricongiungimento non abbiamo sortito effetto, vi è l'Aggressività, manifestata attraverso la svalutazione delle caratteristiche del partner al quale   "si è dato tanto e dal quale non si è ricevuto niente"; successivamente viene messo in atto un atteggiamento di Indifferenza, ed infine quella che noi Esperti chiamiamo "Fuga in avanti", ovvero l'esasperazione del divertimento per far fronte ad un "Io", alquanto mortificato. 
La funzione principale di questi meccanismi di difesa è Fronteggiare l'ambivalenza emotiva nei confronti dell'oggetto amato perduto(il partner), al tempo stesso fonte d'Amore (Eros) - Vita e di Dolore - Morte (Thanatos). 
La separazione iniziale getta in uno stato di "alienazione", uno stato di "limbo".
Per far sì che una separazione avvenga, e quindi il lutto venga così elaborato, è necessario che l'immagine idealizzata presente nella Coscienza venga eliminata (separazione psicologica), in parole semplici, si smetta di pensare all'altro come unica e sola fonte di piacere per se stessi e che almeno inizialmente, si smettano di avere contatti con il vecchio partner, per evitare di alimentare ulteriori illusioni. 
Quando ciò avviene, è possibile investire su altro, mobilitando tutte le proprie risorse, e ricominciare a "Vivere".
La fine di un amore attiva in ognuno, notevoli sentimenti ma anche dubbi e timori: il senso di riuscita, la sensazione di fallimento, il timore di non piacere, ecc, che portano il soggetto a commettere molti errori che non agevolano la ripresa di una vita serena e appagante. Spesso, e la Pratica clinica lo dimostra, il Soggetto vive imprigionato in un tourbillon di modalità di pensiero e comportamento simil  - ossessivo, rimurginazioni, e "impotenza appresa " che di fatto, ostacolano una ripresa delle attività quotidiane.
Va ricordato inoltre, che ogni Relazione/Rapporto è l'interazione di due strutture di Personalità che interagiscono "incastrandosi", al fine di  "soddisfare" psicologicamente i rispettivi bisogni, quelle che noi Terapeuti definiamo, Collusioni (narcisistiche, orali, sadico anali, fallico edipica).
Solo con obiettività  e con il tempo, sarà possibile capire che, il più delle volte, la fine di una relazione è in realtà preannunciata da molti segnali "indicatori", e che uno dei due partner non ha (voluto?) preso in considerazione. 
Un Amore finito è sempre un grande Dolore, ma il primo passo per uscirne è la consapevolezza che l'altro non nutre più gli stessi sentimenti, che qualcosa è cambiato e che continuare a vivere nell'illusione di mantenere in vita la relazione, è un modo per prolungare solo la sofferenza. 
Al di là di quelle che possono essere le Cause della Fine di un Amore, che tratteremo in un nuovo Post, il soggetto può sperimentare una serie di Sintomi fisici e psicologici, tra cui: 
  • Diminuzione o aumento dell'appetito
  • Manifestazioni di Ansia
  • Depressione (senso di tristezza, crisi di pianto, perdita di interesse per le attività che prima piacevano, ecc)
  • Insonnia
  • Disturbi gastrointestinali, etc.
E' bene prestare attenzione alla Sintomatologia, che solitamente il "Dottor Tempo" guarisce da sé. 
In altri casi, si può far ricorso ad un Sostegno psicologico o alla Psicoterapia vera e propria, come nei casi di Dipendenza affettiva o di Depressione reattiva. 
In un numero minore di casi, la Fine di un amore può fungere da Fattore precipitante, in grado di slatentizzare un Disturbo psicologico, preesistente.
Le dinamiche dell'Amore sono tante, forse infinite, così come le forme d'Amore e le sue manifestazioni. Ci sono storie che iniziano e altre che finiscono, storie che durano nel tempo ed altre che, seppur finite, non finiscono mai. Ci si trova, ci si perde, ci si ritrova per poi perdersi nuovamente oppure no. E' anche questo uno dei segreti che la Vita custodisce.

«La fine  dell' amore porta con sé un aumento della rabbia e dell'aggressività dirette ora contro l'amante che li ha abbandonati, ora contro il Sé. Si ha l'impressione che in precedenza l'odio fosse trattenuto dall'amore, ma che ora le chiuse dell'odio e della depressione minaccino di schiacciare la persona colpita dal lutto». Martin S. Bergmann "Anatomia dell' amore" (Einaudi, Torino, 1992)


a cura di Dott.ssa Carriero