“Tutto ha avuto un inizio improvviso, ha raggiunto velocemente
l’apice, quel groppo alla gola, mi sentivo come se dovessi impazzire, morire,
forse un infarto, Sudavo, avevo anche i brividi, tutto lontano da me, la paura, il cuore a
mille, e poi la paura che la gente mi vedesse, stavo per svenire, .. quei
minuti che sono sembrati eterni, sembravano non finire mai, Dott.ssa è stato
terribile…”
Tresoconto paziente primo colloquio
Se
hai vissuto almeno una volta queste stesse e intense Sensazioni, è possibile che tu
abbia sperimentato un
ATTACCO DI PANICO
Cosa sono gli Attacchi Di Panico?
Il DSM IV (Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali) definisce il Panico come un “Periodo caratterizzato dall’improvvisa comparsa di
intensa apprensione, paura o terrore”, durante il quale 4 dei 13
sintomi riportati nel Manuale si sono
sviluppati improvvisamente ed hanno raggiunto il picco nel giro di 10 minuti. In
parole più semplici, un attacco di panico è un episodio di Ansia acuto
accompagnato da sintomi fisici e psicologici. E' classificato nella categoria Disturbi
d’Ansia. Un
singolo attacco può essere un’esperienza assolutamente transitoria,
certamente non piacevole ma, in qualche modo, utile per la crescita
dell’individuo. Il DP, invece, può rivelarsi una patologia molto grave. Alcuni
pazienti si chiudono in casa per anni,
altri perdono lavoro, affetti e prospettive.
Quali caratteristiche ha l’attacco di panico?
Una delle
caratteristiche principali è quella di essere nelle prime volte inaspettato e
imprevedibile. Questa “imprevedibilità” getta nello sconforto il soggetto che, con il passare del tempo, assocerà l’attacco a stimoli ben precisi che
consentono al paziente di prevedere quando starà male. Questo è l’inizio di un
circolo vizioso che può portare ad una cronicizzazione del disturbo oltre che
ad una riduzione delle attività e dei luoghi frequentati dal paziente. Più si
evitano le situazioni temute, più la vita ne risulta impoverita.
Quanto durano?
Un attacco di panico
raggiunge l’apice nel giro di 10 minuti ed è accompagnato da una intensa
sensazione di pericolo imminente e da una spinta alla fuga.
Quali sono i Sintomi?
Nel DP, il paziente
vive una intensa sintomatologia sul piano fisico e cognitivo. Nel primo caso
abbiamo: Palpitazioni, Tachicardia, Cardiopalmo, Capogiri, Sudorazione, Tremori Fini o Grandi
Scosse, Sensazione Di Soffocamento, Dispnea, Xerostomia (Secchezza Dele Fauci)
Dolore o Fastidio Al Petto, Nausea, Brividi o Vampate Di Calore, Parestesie, Disturbi
Gastrointestinali; nel secondo caso, Cognitivamente avremo: paura di Perdere il
controllo, morire o impazzire e Derealizzazione (senso di irrealtà),
Depersonalizzazione (sensazione di staccarsi da se stessi).
Tutti questi Sintomi sono presenti
contemporaneamente?
No.Ogni individuo
riporta un numero di sintomi variabile. Gli attacchi con meno di 4 sintomi sono detti Paucisintomatici.
Quando si può parlare di Disturbo di Panico?
Possiamo parlare di
disturbo di panico quando si presentano
attacchi di panico ricorrenti e imprevedibili, seguiti per almeno un mese da
timore persistente rispetto all’eventuale insorgenza di un nuovo attacco, da
preoccupazioni circa le possibili conseguenze degli attacchi, o da un
cambiamento significativo del comportamento correlato agli attacchi. Non
parliamo di disturbo di panico se questi dipendono e sono correlati con una
condizione medica generale, una sostanza, un disturbo psichiatrico.
Di cosa ho “Panico”?
L’attacco di panico è una paura,
completamente immotivata, che è in grado di stravolgere ogni coordinata
razionale. Il pericolo da cui fuggire o da affrontare non esiste.
Come si possono presentare gli Attacchi di Panico?
Gli attacchi di panico possono presentarsi sotto diversi tipi: Attacchi
di panico notturni, Attacchi di panico situazionali che si manifestano quasi immediatamente con
l’esposizione a una situazione di stimolo, Attacchi di panico in alcune
situazioni predisponenti o in determinati contesti emotivi, Attacchi di panico
del tutto inaspettati e imprevedibili, Attacchi di panico in gravidanza, Attacchi
di panico in situazioni traumatiche, Attacchi di panico con e senza agorafobia.
Come terminano gli Attacchi di Panico?
Gli attacchi di panico come abbiamo detto, durano in genere pochi minuti,
minuti che per il soggetto sembrano durare un’eternità, lasciandolo in preda allo
sconforto e allo sfinimento. Solitamente il modo più rapido, ed erroneo,
messo in atto da chi soffre di attacchi di panico è di evitare la situazione,
sfuggendola. Questo a breve termine conduce ad un sollievo dal panico ma
cronicizza e mantiene il disturbo nel tempo, limitando sempre più la vita del
soggetto.
In chi si manifestano e quando?
Nessuno è esente dagli attacchi di panico. Questi infatti posso
manifestarsi sia nelle donne che negli uomini, siano essi, Adulti, anziani, ed
addirittura bambini. Statistiche però, riportano un più alto tasso di incidenza
del panico, nel sesso femminile. Solitamente il primo attacco si manifesta
nella giovane età, tra i 15 e i 19 anni e tra i 25 e 30 anni. Un esiguo numero
inizia nell’infanzia, con probabilità inferiori di insorgenza dopo i 45 anni.
I Sintomi che si avvertono durante l’Attacco sono
pericolosi?
No. Il dolore al petto è spesso confuso dal soggetto con l’angina pectoris e la sensazione di morte imminente. Un cardiopatico
che subisce un forte trauma può andare incontro ad un infarto. Non è questo il
caso di un paziente affetto da DP.
Quali sono le cause del Panico?
Le cause del DP sono molteplici: componenti Genetiche, Ambientali, Biologiche,
interagiscono. Ricerche hanno, inoltre, dimostrato una predisposizione genetica
nello sviluppare DP, con una probabilità 4 volte maggiore tra familiari di
primo grado.
Solo “Panico”?
A volte il DP si presenta in comorbidità con altri Disturbi d’Ansia, con
Disturbi dell’Umore come la Depressione o con Disturbi di personalità. È utile, per programmare un efficace Trattamento, un giusto inquadramento diagnostico ed
una precisa diagnosi differenziale.
Panico e neurobiologia?
I meccanismi neurovegetativi della paura sono ormai relativamente noti. Ad
oggi non è stata individuata una regione encefalica
responsabile in modo specifico della genesi e della percezione di paure e
fobie. La teoria più accreditata dice, invece, che esista una collaborazione
di aree diverse del cervello. Alcune aree del lobo parietale
vengono massicciamente irrorate di sangue in corso di un attacco di
panico. Lo stesso accade per la corteccia prefrontale anche se essa è più
attiva durante l’insorgere della paura e delle emozioni. Altre aree
della paura sono l’insula e il lobo occipitale per l’integrazione delle
funzioni visive. L’amigdala è inoltre importante per la memorizzazione degli episodi che
hanno generato ansia sia reali sia che siano solo rappresentati mentalmente
Il Distubo di Panico si può curare? Come ?
Assolutamente Si. Fino a non molti anni fa di DP si parlava poco: i
pazienti erano convinti di soffrire di una malattia incurabile Il DP è curabile
e gran parte dei pazienti guarisce. Attualmente i trattamenti
cognitivo-comportamentali per il disturbi di panico sono quelli meglio studiati
e con risultati efficaci di evidenza clinica. Altrettanto efficaci nel
trattamento del DAP risultano essere i farmaci “antipanico” (associazione di
antidepressivi SSRI = Inibitori selettivi della ricaptazione della
serotonina e benzodiazepine).
L’associazione di entrambi i protocolli, Psicoterapeutico e Farmacologico,
risulta la terapia elettiva.
A chi mi posso rivolgere?
Escluse le condizioni mediche generali, è possibile rivolgersi a figure
professionali specializzate nel trattamento del DP. Uno Psicoterapeuta
Cognitivo Comportamentale ed un Medico Specialista per l’eventuale coadiuvante terapia
farmacologica, possono aiutare ad impostare un Trattamento adeguato. Non servono anni di Psicoanalisi per guarire dal DP.
Il Panico è una
trappola di rigidità e solitudine: quando si apre uno spiraglio, gradualmente
si trova una via di uscita. È' importante sottolineare che gran parte della
Sintomatologia del Disturbo , nonché la stessa Patologia, sono mantenute,
aggravate e cronicizzate, dalle stesse “strategie” che il paziente mette in atto, abitualmente, per difendersi (Evitamento, Fuga, uso improprio di Benzodiazepine, richiesta
di un accompagnatore, etc.)
a cura di Dott.ssa Carriero
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