“MAI DA SOLE”: CONOSCERE LA DEPRESSIONE POST PARTUM
Circa una Donna su dieci in Italia, dati
provenienti dall’Istituto Superiore di Sanità, si ammala dopo il parto, di
Depressione. La maternità rappresenta un delicato momento della fase di vita di
una donna. Questa fase, che potremmo definire una tappa evolutiva, può
rappresentare per la donna, e per il suo compagno, una vera e propria “crisi
evolutiva”. Diventare genitore infatti, segna la personalità dei membri della
coppia. La donna, in questo delicato periodo
della sua vita, si trova a dover cambiare “stato”: da figlia a madre, un
passaggio esistenziale in cui la donna vive uno stato di profondo conflitto: da
una parte la sua crescita, ossia il desiderio di
affrontare un’esperienza di sviluppo completa che esprima il totale passaggio
da una vita adolescenziale ad una vita adulta,
dall’altro di regressione, che la vedono ancora coinvolta nel ruolo di figlia e
la legano a rappresentazioni della propria infanzia-adolescenza. I desideri
possono essere ambivalenti anche quando la gravidanza è desiderata e ricercata.
Di fatto, la maternità è per la donna un momento di forte stress sia
fisiologico, che fisico e psicologico. Sul piano fisico, la donna vede cambiare
il suo corpo: l’aumento progressivo del peso corporeo, l’alterarsi del profilo
de i fianchi, i primi “fastidi” legati alla gravidanza, talvolta emotivamente
sgradevoli, come nausea ed iperemesi. Sul piano psicologico, la donna inizia a
rivolgere la propria attenzione al proprio mondo interiore e a quello del
bambino, alle proprie emozioni, al contatto simbiotico che si instaura per
tutta la durata, ed oltre, della
gravidanza, modulato verisimilmente dall’azione degli ormoni. L’evento
maternità, muta anche il rapporto che la donna ha con la propria sessualità,
con la femminilità, con la seduttività, con il partner e con la propria
immagine. L’arrivo di un bambino comporta necessariamente uno sconvolgimento
delle abitudini e dei ritmi che la donna e la coppia, ha. Prendersi cura di un
figlio richiede una capacità empatica che non si realizza se interferiscono
prepotentemente i propri bisogni o le proprie difficoltà. La sofferenza,
il dolore, lo sconforto, il disagio che la donna sperimenta, è infatti aggravato
se le condizioni relazionali, sociali, economiche, attorno ad essa, sono
sfavorevoli e se la donna è lasciata sola nella propria disperazione. La Depressione Post Partum è, in realtà,
una condizione patologica molto frequente e spesso sottovalutata, che genera
sentimenti di vergogna e sensi di colpa, in chi ne soffre.
È
possibile che simili condizioni favoriscano il manifestarsi della depressione
post natale, che può essere più lento e graduale ma anche rapido. La durata varia
da alcuni mesi ad alcuni anni, in funzione della severità dei sintomi e
l’insorgenza avviene di solito nell’arco dei primi 6 mesi di vita del bambino. A volte la depressione può non essere facilmente individuata
e così, se trascurata, si pongono le
condizioni di aggravamento e
cronicizzazione, nei casi peggiori con gravi ripercussioni sino a veri e
propri “acting out”, come riportato da numerosi fatti di cronaca.
Quali
sono i sintomi della Depressione Post Partum?
Le madri affette da Depressione
post partum si sentono costantemente preoccupate
ed in ansia, facilmente irritabili,
costantemente sotto pressione e sovraccaricate; il loro umore è depresso, si
sentono sole, tristi,
infelici, hanno spesso voglia di piangere, restare al buio, non provano piacere nello svolgere alcuna attività, neanche quelle
che prima erano fonte di piacere, hanno difficoltà nel prendere decisioni,
avvertono un senso di colpa e perdita di speranza. Anche il sonno ne
risente. Non mancano sintomi fisici, come disturbi
gastrointestinali, mal di testa,
dolori muscolo-scheletrici diffusi, nausea,
senso di stanchezza, debolezza, ed una sensazione di malessere generalizzato.
Altri
sintomi riguardano il rapporto e le
sensazioni che queste donne hanno con il loro bambino: sentono il bambino come “un peso”, non provano emozioni verso
il bambino e avvertono indifferenza,
si sentono incapaci di prendersi cura del bambino, temono di restare da sole con lui per paura di fargli del male, non
hanno voglia di prenderlo in braccio, accudirlo, si sentono madri e mogli
incapaci. Non di rado, appaiono pensieri
ricorrenti e persistenti,
che solitamente riguardano gesti contro il bambino (ferirlo, ucciderlo).Questi
pensieri sono vissuti come spaventosi e terribili, le madri temono di poterli
veramente mettere in atto e adottano numerose strategie per evitare che queste
immagini mentali possano realizzarsi. Queste madri non vogliono consciamente
fare del male ma temono di agire in modo incontrollato. La presenza di simili
pensieri può generare rituali compulsivi di eccessiva attenzione e cura. Anche
i rapporti con il partner e i familiari
divengono conflittuali. Sul piano sessuale, la coppia non funziona,
aumentano le tensioni, l’insoddisfazione, la frustrazione e le incomprensioni.
La donna non si sente capita, compresa, e sente crescere, sempre più attorno a
sé, la solitudine e la disperazione, che la portano a sperimentare il senso di vuoto esistenziale ed intimo. La donna non si
sente compresa non solo da familiari e
partner, ma neanche dal proprio medico curante. Non sono sufficienti
farmaci né estemporanee parole di incoraggiamento per venire fuori dalla
propria condizione di disagio: i vissuti
appartengono ad una sfera più intima e profonda e hanno una rilevanza clinica,
oltre che, una chiara valenza simbolica, più semplicemente questo significa che
la donna comunica con la malattia, un disagio profondo.
I fattori di rischio, per
così dire, predisponenti non sono del tutto noti, sicuramente precedenti
storie, anche familiari di depressione, portare avanti una gravidanza da sole
ed in condizioni economiche sfavorevoli,
eventi fortemente stressanti o traumatici,
gravidanza non desiderata, relazioni “difficili”con i propri genitori, partner
assente ed incapace di sostenere la propria compagna, sono alcune tra le
svariate cause che rendono più vulnerabili alla depressione post partum. Non
dobbiamo sottovalutare neanche come il
parto, il travaglio spesso protratto, e successivamente l’allattamento, che sfiniscono
e provano il corpo e la psiche della donna,
possono costituire per la donna, un forte trauma.
Anche la forte pressione
sociale, gioca un ruolo importante. Il clichè che Mass media e Società propongono è quello di una
donna professionalmente affermata, moglie, madre, amante passionale, bella e
sempre in forma, sorridente, perspicace, magari pure impegnata socialmente, una
donna che prepara la cena in guepiere come se fosse reduce dalle passerelle
delle ultime sfilate parigine, insomma un’immagine perfetta di Femme fatale angelo del focolare, ma ben
lontana dalla realtà. Ed allora ecco scattare i pensieri (disfunzionali)
automatici legati alla “doverizzazione”: ”se
non sono così, non sono una buona compagna/madre”, “ma il mio compagno mi vorrà
ancora, se lo contraddico”, “se non lo assecondo, lui mi lascerà per una donna
più giovane”, “se non faccio come mi dicono i miei suoceri/genitori, non sarò
mai una buona madre”,”solo una gravidanza completa una donna”, "una brava moglie
deve soddisfare sempre “i bisogni” del
proprio marito”, “una brava moglie non pensa al proprio piacere sessuale”,
ecc, che possono rendere la situazione insostenibile.
La Terapia della Depressione Post-partum si basa fondamentalmente
sulla Psicoterapia, ed
in una grande percentuale dei casi, questa va necessariamente integrata con un Trattamento Farmacologico.
Il primo passo importante per una donna che vive una condizione simile, che si rispecchia in questi
vissuti angoscianti e in questi comportamenti e che si sente disperata e
abbandonata, è fermarsi a riflettere e prendere coscienza di quanto sta
accadendo, uscire dalla Paura e dal Silenzio, trovare la Forza di chiedere aiuto, non facendosi
bloccare da sensazioni di vergogna e inadeguatezza, circa i propri pensieri. Alle
mamme con depressione post partum non vengono tolti i figli. Chiedere aiuto è
il primo e unico modo per riappropriarsi della propria vita, per ricostruire un
legame di attaccamento con il proprio bambino, è un gesto di amore e
responsabilità per il bambino e per se stesse. La relazione madre - bambino è
fondamentale per una crescita sana ed armoniosa, pertanto i sintomi non vanno
ignorati o sottovalutati, per paura del giudizio. La Depressione Post partum
non si risolve ne si cura da sole. Ogni donna è diversa dalle altre, ed è
necessario comprenderne il funzionamento. La Depressione non rende una donna “peggiore”;
si può curare, e necessita di un intervento competente su più fronti e del
sostegno e della condivisione da parte di tutte le figure presenti nella vita
della famiglia della donna. Il supporto è essenziale anche in condizioni non
patologiche, per cui, ogni donna non deve sentirsi “in colpa o incapace” se
chiede sostegno al proprio compagno o alla famiglia, quando è stanca o sovraccaricata.
Un elemento importante, è la Prevenzione, attuata mediante programmi di
sostegno e informazione alle famiglie e alle donne, con il coinvolgimento delle
Istituzioni. È diritto di ogni donna in gravidanza, essere accolta, ascoltata,
ottenere tutte le informazioni necessarie e la giusta preparazione, avere la
possibilità di scegliere come partorire, e appropriarsi della propria
condizione. La maternità non è solo un impegno responsabile, è un’esperienza di
amore e condivisione intima della coppia, di ascolto empatico, di reciprocità,
di co-costruzione di nuove identità quali quelle personali e genitoriali.
A
cura di
Dott.
A.E. Carriero
Psicologo
clinico -
Nessun commento:
Posta un commento