venerdì 28 febbraio 2014

BIMBI FELICI: Le Frasi da dire ai Bambini


 

Cari lettori del Blog, dopo il grande interesse riscosso dal precedente Post: LE FRASI DA NON DIRE MAI AI BAMBINI  mi è sembrato opportuno ritornare sull’argomento e presentarvi una serie di espressioni che invece possono migliorare la comunicazione con i nostri figli, promuovendo l’Autostima ed il Dialogo empatico. Imparare a dialogare efficacemente e con Empatia, è una delle abilità che tutti i Genitori possono acquisire e sviluppare e che noi clinici promuoviamo sia nei percorsi educativi che in quelli riabilitativi.
Cari Mamma e Papà, non pensiate che ci siano frasi considerate scontate e non sentitevi in imbarazzo nell’esprimere ai vostri figli l’affetto che provate per loro, anche attraverso le parole, perché  i nostri figli, siano essi Bambini che Adolescenti, attendono di sentirsi dire queste parole, ne hanno bisogno. Ovviamente ricordatevi la regola della coerenza e fate seguire alle parole, quindi all’aspetto verbale, i comportamenti, ossia la comunicazione non verbale.



“Ti voglio bene” – spesso lo diamo per scontato ma a tutti, adulti compresi, fa tanto piacere sentirselo dire. Esprimere anche attraverso le parole, l’affetto che proviamo è indice di assoluta serenità nel vivere i sentimenti scevri da imbarazzi e conflitti.
“Sei bravo” – questa espressione, specie se non necessariamente conseguente ad una prestazione scolastica e o sportiva, rinforza l’autostima del Bambino, lo aiuta a sentirsi amato e capace come persona, consentendogli di affrontare con maggiore serenità e interesse le prove della vita.
“Capisco come ti senti” – è l’espressione Empatica per antonomasia. Denota la capacità di immedesimarsi nello stato emotivo altrui, condividendolo. È un canale che apre le porte dell’intimità psichica e della fiducia reciproca. Attenzione però all’utilizzo! il “capisco come ti senti “ deve restare un momento di condivisione, di “accoglimento”  ed ascolto incondizionato dell’emozione del bambino e non uno sciorinare, o ancor peggio proiettare, i nostri stati d’animo es. “la mamma capisce come ti senti perché tu sei come me, sensibile, fragile..ecc.”
“Ti voglio bene anche quando sono arrabbiato” – questa frase ricorda al Bambino che la dimensione affettiva ha una continuità. Il genitore lo ama  anche se fa un capriccio o quando  è arrabbiato.
Tutte le frasi di SANO Incoraggiamento: “puoi farcela”, “bravo perché ci hai provato”, “sono orgoglioso di te”..  (da ripetere anche se non strettamente correlate con una performance). Queste frasi migliorano la fiducia in se stessi, l’autostima, la percezione di amabilità e di sostegno. Fate capire ai vostri bambini che siete lì e li amate, anche se non riescono in un determinato compito e che apprezzate anche solo il fatto che ci abbiano provato.
“Facciamo una attività insieme/ mi piace passare del tempo con te” – spesso siamo tutti molto impegnati. La vita quotidiana assume ritmi sempre più frenetici. Fermiamoci. Rallentiamo e troviamo il tempo, anche pochi minuti della nostra giornata, per fare una attività insieme ai nostri Bambini che possa essere una semplice passeggiata, un Disegno, un gioco. Ricordiamogli che ci piace passare del tempo con loro e facciamolo realmente. Quei minuti preziosissimi varranno molto più di qualsiasi giocattolo o regalo.
“Quando vuoi parlare la mamma ed il papà sono qui” – è una frase che richiede una grande maturità genitoriale. Esprime tutta la disponibilità ed il rispetto dei tempi e delle emozioni del vostro Bambino. A volte i Bambini si rifiutano di raccontare qualcosa ai propri genitori per timore di essere rimproverati, non capiti o puniti. Quando utilizzate questa frase, state comunicando che siete lì per lui, pronti ad ascoltare senza pregiudizi ma con empatia e che siete per lui un punto di riferimento stabile, quella che noi esperti chiamiamo Base sicura.

 

mercoledì 26 febbraio 2014

LE FRASI DA NON DIRE MAI AI BAMBINI



Il ruolo del Genitore, seppur costituisca una esperienza meravigliosa, non è per niente facile. Se crescere un Bambino comporta le sue difficoltà, ancor più lo è comunicare adeguatamente ed in modo appropriato. La comunicazione verbale, il dialogo, insieme alla comunicazione non verbale, ossia quella fatta di gesti e vicinanza, e linguaggio corporeo, rappresenta un canale di scambio molto forte. La potenza della parola ha anche delle conferme scientifiche. A questo proposito, ricordiamo il famoso esperimento delle due piante uguali sulle quali si esercitava l’impatto verbale. Una pianta veniva continuamente sgridata, l’altra al contrario – lodata con frasi positive. Nel primo caso, oltre alla fermata della crescita, si sono verificati dei cambiamenti nel sistema del DNA, alcuni cromosomi sono stati strappati. La seconda pianta, alla quale si dicevano parole con una carica emotiva positiva, si sviluppava in modo più veloce e benevole. La stessa cosa vale anche per le persone, soprattutto per i nostri figli in crescita che sono più vulnerabili degli adulti. I bambini, sin da piccolissimi, nutrono una fiducia incondizionata nei confronti delle figure genitoriali, e hanno difficoltà nel credere che  tali figure significative (genitori) possano sbagliare o dire cose negative e che in fondo non pensano. È più facile che un Bambino si auto attribuisca la ragione e le cause di un rimprovero, a volte inadeguato, o di una osservazione, magari fatta in un momento di stress dell’Adulto, o più semplicemente con leggerezza, e che quindi si senta, in qualche modo, responsabile. I bambini percepiscono e comprendono le parole dei genitori alla lettera e costruiscono la propria immagine attraverso l’esperienza di feedback dell’altro, ancor più se questo feedback proviene dalle figure di riferimento come Mamma e Papà. Sono frasi che volano velocemente e spesso diventano comuni nell’uso familiare. Attraverso piccoli accorgimenti ed una maggiore consapevolezza sarà possibile “correggere” questi aspetti e sostituire queste frasi con altre più “costruttive”. Vediamone alcune insieme:

Tutti i “non sei capace” -  questa è forse tra le frasi a maggior rischio, perché correla direttamente con l’Autostima. Questo non significa che tutti i genitori che, almeno una volta, hanno utilizzato questa espressione perché magari arrabbiati, avranno necessariamente figli con scarsa Autostima, ma di sicuro riproporla con continuità e frequenza, rischia di generare insicurezza, scarsa fiducia nelle proprie potenzialità, convinzione di essere incapace, inadeguato e non all’altezza e per questo non accettato e poco amato.
Tutti i “sei cosi” seguiti da una serie di aggettivi: sciocco, stupido, svogliato, distratto – Questo è l’errore dell”etichettamento”. Inizialmente il Bambino costruisce l’immagine di sé attraverso “gli occhi dei genitori”. Pensa di essere bravo, sì, perché riesce in un compito, ma anche perché, qualcuno glielo fa notare o lo gratifica per questo (genitore, insegnante, allenatore, ecc.). I bambini sono in continua evoluzione e noi non sappiamo come sono, ne possiamo racchiudere ed identificare l’intero mondo interiore del Bambino attraverso una Etichetta o un aggettivo.
“non si piange” Spesso, sin da Bambini ci viene insegnato che se ci si fa male, non si deve, piangere, se si è tristi non si deve piangere, se si ha paura non si deve piangere, etc. La parola d’ordine è: NON PIANGERE MAI.  L’espressione delle emozioni è un evento naturale nella vita dell’Essere umano. La negata manifestazione di una EMOZIONE (Paura, Tristezza, Gioia, Disgusto, Rabbia), farà sentire il bambino non compreso ed inadeguato, proprio per la sua difficoltà a “trattenere” le sue emozioni. Con ogni emozione comunichiamo al mondo, e i bambini come gli adulti, si aspettano di essere compresi, sostenuti e non sbeffeggiati e rimproverati. Emozioni soffocate possono portare a sviluppare reazioni psicosomatiche e/o sentimenti e comportamenti di ribellione e introversione
“devi capire che..” – Alzi la mano chi, almeno una volta, non ha iniziato il suo discorso con questa espressione, magari proprio nel bel mezzo di un capriccio del proprio Bambino, seguita da una lunga serie di spiegazioni circa le ragioni di una determinata cosa. Cari genitori, vi chiedo, è servito? Utilizzare questa frase, nel bel mezzo di un capriccio, è la scelta meno strategica che possiate operare. I bambini, soprattutto se intensamente agitati, presentano scarso livello attentivo. È meglio, in questo caso, in un primo momento,  utilizzare un linguaggio più breve, cercare il contatto oculare e soprattutto optare per azioni più dirette a correggere il comportamento.
“che voto hai preso, e gli altri? Chi è il più bravo della classe” – operare costanti confronti con gli altri rischia di far sentire inadeguato e meno capace il Bambino. Concentriamoci sui risultati e sui successi del nostro Bambino, imparando ad apprezzarne le Potenzialità che non sono necessariamente collegate al raggiungimento di un Obiettivo. Il messaggio che rischia di passare è che si venga apprezzati solo se si ottiene successo e per ciò che si fa, piuttosto che per ciò che si è.
“se non la smetti, mamma e papà non ti vogliono più bene, se fai così fai piangere mamma/ papà” – Evitiamo di indurre il senso di colpa nei Bambini solo per ottenere da loro un Comportamento desiderato, es. fare i compiti, andare a letto, ecc.
“se fai il bravo ti compro il giocattolo” –  Vi svelo un segreto. Da Bambina non ho mai capito cosa intendessero gli adulti per “fai il bravo”, forse significava terminare i compiti? O andare a letto presto? O finire il pranzo? Non fare i capricci? Lavare le mani?. Ancora oggi non mi è chiaro, e posso assicurarvi, che non lo è per nessun Bambino.  Il concetto di  “ fare il bravo” non è definito e pertanto, FACILMENTE infrangibile dai Bambini. Inoltre, spesso i Genitori racchiudono in seddetta richiesta, non solo il rispetto di una regola comportamentale, ma di una serie di regole.
“Se non la smetti di piangere/ fare capricci ti faccio portare via” – Anche questa espressione rischia di generare inutili ansie, sino a vere e proprie Fobie e sintomi di ansia da separazione. Non esigiamo il rispetto delle regole attraverso la minaccia di una separazione.

venerdì 21 febbraio 2014

APERTURA: Servizio di Pedagogia clinica e Psicologia Scolastica

 
 
Servizio Psico Pedagogia clinica e Psicologia Scolastica per:

Valutazione e Trattamento Disturbi Apprendimento
(DISLESSIA, DISGRAFIA, DISORTOGRAFIA, DISCALCULIA)
Disturbo da Disattenzione ed Iperattività-  ADHD
Problemi del Comportamento e Difficoltà Scolastiche
Ansia e Fobie specifiche
Counseling Didattico/ Educativo
Psicomotricità e Laboratori, etc.

giovedì 20 febbraio 2014

Bambini con Difficoltà scolastiche e Disturbi dell'Apprendimento. Breve Guida per Genitori ed Insegnanti



“Potrebbe Fare Di Più Ma Non Si Impegna”, “È Pigro”, “Quando Si Tratta Di Fare I Compiti È Svogliato”, “Deve Esercitarsi Di Più E Giocare Meno”, “Con I Compagni Va Tutto Bene, Ma Quando Gli Si Chiede Di Leggere Si Oppone”, “Non Vuole Fare I Compiti”, “Non Vuole Andare A Scuola, Ed È Spesso Disattento”, “Commette Molti Errori Ed È Spesso Distratto”, 

Queste, e molte altre, alcune delle “Frasi – Accusa” che spesso Genitori ed Insegnanti rivolgono ai Bambini. Fortunatamente, oggigiorno, si hanno maggiori conoscenze; ma non sempre è stato cosi.  
Stiamo parlando di Bambini con Difficoltà scolastiche e Disturbi specifici dell’Apprendimento (DSA).                 
I DSA coinvolgono direttamente Insegnanti e Scuola, Genitori, Bambini.
Non di rado, le percentuali di incidenza delle Difficoltà scolastiche legate ad Abilità specifiche all’ interno del gruppo classe, riportate dagli insegnanti, sono statisticamente superiori alla reale distribuzione del fenomeno. Questa sovrastima è data, per lo più, da una scarsa conoscenza dei DSA, dall’ inferenza arbitraria circa cause e ipotesi di cause, e dal ricorso al modello associazionistico dell’ apprendimento. 
Ma cerchiamo di capire in maniera semplice, cosa sono i DSA e come fare a capire se il nostro Bambino possa avere un Disturbo dell’Apprendimento piuttosto che una difficoltà legata ad altri fattori, in seguito all’ennesima segnalazione da parte degli Insegnanti. Cerchiamo di capire, inoltre,  dal punto di vista degli insegnanti come poter “individuare” un potenziale DSA in classe.

Innanzitutto, cosa sono i Disturbi specifici dell’Apprendimento(DSA)?                                                                                    
I DSA sono Disturbi funzionali, ossia che interessano una funzione, di natura neurobiologica e congenita e presenti sin dalla nascita e non acquisiti. Derivano da una specifica struttura neuropsicologica del soggetto ed interessa SOLO aree specifiche dell’Apprendimento quali la Lettura, la Scrittura, il Calcolo, senza compromettere l’ Intelligenza generale. Questo significa che un bambino con Difficoltà specifiche di Apprendimento non è ritardato ne, tantomeno, meno intelligente bensì presenta alcune problematicità nel momento in cui deve leggere, scrivere o fare calcoli.
Queste difficoltà possono presentarsi singolarmente, come noi esperti definiamo mono funzionali, oppure combinati, multifunzionali.                                                                                    
Che i DSA abbiano una base genetica non è, oramai più, un mistero. E’ difatti dimostrato che, è più frequente la trasmissione familiare del Disturbo. I DSA non indicano, inoltre, svantaggio culturale ed economico, non sono legati alla disabilità psichica, persistono nel tempo, e permettono attraverso le opportune strategie didattiche compensative, di giungere agli obiettivi scolastici previsti.
  
Quali Sono I DSA?

I DSA Sono:
Dislessia – Disturbo di Lettura
Disortografia – Disturbo di Scrittura
Disgrafia – Disturbo di Scrittura
Discalculia  - Disturbo di Calcolo

Nella Dislessia Evolutiva (differente dalla dislessia acquisita, che è una particolare forma conseguente ad una danno cerebrale e ad una lesione), il bambino mostra difficoltà ad apprendere il codice scritto e quindi operare la lettura “decifrativa”, ossia viene meno la sua capacità di far corrispondere automaticamente i segni ai suoni. Questo comporta deficit nella velocità di lettura (fluenza)  e nella accuratezza. I bambini, difatti, si mostrano lenti nel leggere, commettono molti errori, hanno una lettura stentata, si affaticano molto.
La Disgrafia ovvero il  Disturbo di scrittura comporta un deficit nella realizzazione grafo – motoria della scrittura; la scrittura apparirà così poco chiara, irregolare nella forma e dimensione, disordinata e poco comprensibile. Questo disturbo riguarda unicamente la grafia e non le regole orto – sintattiche
La Disortografia  o disturbo di scrittura che riguarda la competenza ortografica ovvero tutte quelle abilità che consentono di trasformare il suono nel segno scritto e o nel recuperare le forme ortografiche delle parole (come si scrivono),comporta la presenza di numerosi errori e omissioni nella scrittura di parole, sia sotto dettatura che in autonomia.
La Discalculia invece è un disturbo che interessa il Calcolo, nello specifico interessa la cognizione numerica, ossia la difficoltà nella concezione della quantità e degli aspetti procedurali ovvero quelli legati allo svolgimento delle operazioni matematiche.

Come si manifestano e quali sintomi presentano?
Va precisato che i DSA non sono una Malattia. Questa confusione e ancor vaga conoscenza del disturbo genera spesso allarme e apprensione nei genitori. I DSA non sono causati da un agente patogeno specifico ma derivano da una particola organizzazione del substrato neuronale deputato alla Letto – Scrittura su base biologica ed innata, che costituisce un difetto funzionale o una anomalia funzionale.
È possibile però, nonostante  la diagnosi posta in essere non prima del termine del 2 anno della primaria, al completamento degli apprendimenti, riconoscere dei segnali precoci, durante gli esercizi propedeutici nell’infanzia:
  • Ritardo nel Linguaggio
  • Confusione nelle parole che hanno una pronuncia simile
  • Difficoltà di espressione
  • Difficoltà ad identificare lettere
  • Difficoltà ad associare suoni a lettere
  • Difficoltà ad apprendere Rime e la Lateralità DX – SX, tenere Ritmo
  • Familiarità per DSA

NB. La presenza di alcune di queste difficoltà NON è INDICE PROGNOSTICO CERTO DI DSA
Molte mamme ed insegnanti infatti sono spesso allarmate dalla difficoltà nella distinzione DX- SX dei Bambini nella Scuola dell’Infanzia.

Cosa fare se come Insegnante si ha il sospetto di DSA in classe?

Se si ha il sospetto che in classe ci sia un alunno con potenziale DSA è necessario, dapprima attivare forme di recupero didattico mirato. Qualora la didattica applicata non sia sufficiente ad eliminare le difficoltà, le quali persistono, allora vi è la  segnalazione alla Famiglia e l’invio ad uno Specialista.



Cosa fare come Genitore se la Scuola mi segnale le difficoltà del mio Bambino?
Innanzitutto non allarmarsi. Il fatto che la Scuola segnali alcune difficoltà del Bambino, questo non significa necessariamente che si tratti di un DSA. Le statistiche, infatti, riportano percentuali alte di Falsi positivi. Sarà la successiva verifica, attraverso protocolli standardizzati e riconosciuti ed eseguiti da Specialisti a porre Diagnosi. È fondamentale non creare allarmismi che possono far sentire il Bambino come portatore di Diversità o Malattia, perché non è così. Questo clima di tensione e preoccupazione, inoltre, tende ad incrinare una situazione già compromessa dai precedenti richiami rivolti al Bambino dall’ Insegnante circa il suo presunto scarso impegno e dai Genitori divisi tra atteggiamenti severi e punitivi, la costrizione nelle attività didattiche ed il riconoscimento di una difficoltà. 


 


Cosa fare in seguito alla diagnosi di DSA?
Il fatto che i DSA abbiamo una componete biologica non significa che le conseguenze funzionali siano immodificabili. E’ necessario che ognuno faccia la sua parte, scuola, famiglia, specialista e servizi. In ambito scolastico l’insegnante dovrà attivare lavori di tipo individualizzato e non collettivo, che facilitino gli apprendimenti ed il raggiungimento degli obiettivi. Il Programma didattico deve essere Personalizzato, cioè adattato alle caratteristiche specifiche. Il compito della Famiglia è rinforzare i successi del Bambino eliminando ogni atteggiamento che possa far sentire il Bambino diverso o meno capace degli altri. Specialisti e Servizi si impegnano a verificare periodicamente lo status, l’andamento e il proseguimento, laddove necessario, dei percorsi Riabilitativi o di Potenziamento.

A chi rivolgersi in caso di DSA?
Per fare diagnosi di DSA è necessario valutare il Bambino mediante Protocolli di valutazione standardizzati, validi e riconosciuti, come riportato dalle Linee Guida Nazionali L.170/2010.
Suddetta Legge prevede che sono valide le Diagnosi effettuate secondo i criteri diagnostici ICD 10 e relativi Codici, rilasciate da Asl o Enti accreditati.
A tal proposito la Regione Puglia, riconosciuta la carenza e la difficoltà dei servizi di rispondere alla Domanda,  in una circolare “Norme provvisorie” riporta:
Per meglio venire incontro alle esigenze ed alle eventuali difficoltà incontrate sia dagli utenti destinatari della legge n. 170/2010, che dai propri familiari, nel suddetto accordo viene riportato testualmente, al comma 3, art. 2 “Nelle more del completamento, da parte delle Regioni, delle procedure di accreditamento di ulteriori soggetti privati o di percorsi diagnostici, le Regioni individuano norme transitorie per ovviare carenze o ritardi dei Servizi Pubblici o accreditati dal S.S.N., al fine di consentire agli alunni e studenti con DSA di usufruire delle misure previste dalla legge n. 170/2010. La presente nota, in ossequio a quanto sopra menzionato, intende supportare e facilitare il contenuto operativo dell’accordo medesimo, proprio nel venire incontro alla maggiore difficoltà attualmente riscontrata dalle famiglie della Regione Puglia, riguardo l’empasse da loro vissuto circa le liste di attesa presso le strutture pubbliche o già accreditate, al momento in grado di rilasciare la certificazione adeguata, e per le quali, comunque è stato già disposto un opportuno potenziamento. Pertanto, in via transitoria, nelle more, sia del suddetto potenziamento riguardo le strutture (pubbliche e private), sia della definizione delle procedure di accreditamento di ulteriori soggetti privati, si ritiene debbano essere riconosciute valide le certificazioni presentate dalla famiglia e/o soggetti comunque legittimati alla tutela degli interessi degli studenti interessati, già rilasciate da strutture o soggetti privati. Tali certificazioni devono dimostrare, inequivocabilmente, il rispetto del protocollo diagnostico,esplicitato in forma analitica e funzionale, secondo le prescrizioni indicate al comma 1 dell’art. 3, dell’accordo del 25 luglio 2012, e per le finalità indicate al comma 2 e 3 del medesimo articolo.” 
* FONTE - Legge n. 170/2010 e Accordo tra governo, Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano del 25 luglio 2012 su “Indicazioni per la diagnosi e la certificazione dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA)”. Disposizioni transitorie per l’attuazione diffuse dalla Regione Puglia – Assessorato alle Politiche della Salute (prot. n. A00 152/0000353 del 9.01.2013).

Questo non significa che chiunque possa fare diagnosi di DSA, ma che gli Specialisti da individuare debbano rispondere a precisi requisiti stabiliti dalle Direttive (essere esperti in DSA) ed utilizzare Protocolli diagnostici valutati e scientifici.

Quali sono i principali trattamenti?
Tra i trattamenti abbiamo i training di Potenziamento e i training di Riabilitazione. I trattamenti sono azioni dirette ad aumentare efficienza di un processo alterato e/o deficitario. Le sua caratteristiche sono: la specificità e le metodologie utilizzate. I percorsi sono erogati dalle Asl, ma l’aumentata richiesta e la carenza di Servizi fa si che non sempre la domanda sia del tutto soddisfatta. È possibile infatti che possa essere garantito ad es. un servizio di Logoterapia ma non anche di riabilitazione e potenziamento degli apprendimenti e quindi di Psicologia scolastica e Psico - Pedagogia clinica. In tal senso, la strutturazione del Training resta nella discrezionalità delle Famiglie che possono scegliere il Professionista a cui rivolgersi. Gli esiti del trattamento, che richiedono una durata a medio termine, sono valutati attraverso il confronto tra obiettivi raggiunti e status di partenza e non tra Bambini con DSA e la Classe, come spesso avviene. Un Buon training, in assenza di fattori inficianti, produce quasi sempre degli obiettivi positivi, ancor più se vi è, intorno al Bambino, un clima di Fiducia, sostegno, Serenità.




 Ritorneremo nei prossimi Post a parlare di DSA.